Al 2020 l’Unione Europea arriverà senza lacune. Lo dimostra l’analisi dettagliata dei 27 Piani d’Azione Nazionali
Il documento è una valutazione tecnica dei ventisette PAN e dimostra che quasi la metà degli Stati membri prevedono di superare i propri obiettivi, fornendo le eccedenze a chi si presenterà alla fatidica data con qualche piccolo gap. Nel complesso, la quota di energia proveniente da fonti energetiche rinnovabili nell’Unione europea dovrebbe raggiungere il 34% (rispetto al 15% del 2010) nella generazione elettrica, il 21,4% (rispetto al 10%) nella fornitura di riscaldamento e raffreddamento, e l’1,7% (dall’1,4%) per il trasporto. Il mix energetico verde sarà composto da biomasse e biocarburanti al 60%, energia idroelettrica al 12%, eolica (24%), fotovoltaica (2,3%) e il solare termico (2,4%).
Nel settore delle FER elettriche, un posto di primo piano è occupato dal vento, che al 2020 fornirà il più alto contributo, seguito da idroelettrico e biomasse. Nel settore della climatizzazione la fonte principale rimarrà invece la biomassa coprendo la quota addirittura dell’81%, mentre i biocarburanti vanteranno una quota dell’88% sul totale delle FER nel comparto dei trasporti (biodiesel 66%, etanolo 22%). Quest’ultima voce presenta tuttavia dei lati oscuri. Il JCR ha infatti calcolato che per raggiungere l’obiettivo vincolante del 10% di biocarburanti nell’alimentazione della mobilità europea, un terzo dei paesi si affiderà alle importazioni al di fuori della Comunità. “Tuttavia, – si precisa nel rapporto – una parte di importante di questa quota potrebbe provenire da scambi all’interno dell’Unione”.