I dati della produzione elettrica delle fonti rinnovabili europee
(Rinnovabili.it) – Nel 2017 la produzione elettrica delle rinnovabili europee ha superato per la prima volta quella del carbone. Un sorpasso storico, ottenuto peraltro senza contare l’apporto dell’idroelettrico. A renderlo noto è il nuovo studio sullo stato della transizione energetica europea redatto dalla tedesca Agora Energiewende e dalla britannica Sandbag. The EU Power Sector Review 2017, lanciato ufficialmente stamane a Bruxelles, celebra le ottime performance di fotovoltaico, eolico e biomassa ma evidenzia anche alcuni dei difetti dell’attuale trasformazione del settore elettrico.
Tra i principali risultati del documento, la crescita del 12% della produzione energetica dalle tre fonti sopracitate, che nel 2017 hanno toccato quota 679 TWh. Il valore è sopra sia al contributo fornito da carbon fossile e lignite sommate insieme che a quello del gas. Ma, c’è un ma. In questi anni la crescita delle fonti rinnovabili è diventata ancora più irregolare. I vari rimodellamenti delle politiche energetiche, come le norme retroattive per tagliare gli incentivi volute da Italia e Spagna, hanno modificato pesantemente il mercato. La crescita del comparto oggi si concentra in pochi nazioni: dal 2015 al 2017, la Germania e il Regno Unito hanno da sole contribuito al 56% della crescita delle green energy europee.
>>Leggi anche Obiettivo rinnovabili 2020: 11 Stati UE hanno già fatto di meglio<<
“Il nostro studio – commenta Sandbag – offre un quadro molto eterogeneo: le fonti rinnovabili europee sono sempre più collegate a storie di successo nel settore eolico di Germania, Regno Unito e Danimarca, che è stato fonte di ispirazione. Ma altri Paesi devono fare di più. La distribuzione solare è sorprendentemente bassa e deve rispondere alle massicce riduzioni dei costi. E con il consumo di elettricità in aumento per il terzo anno consecutivo, gli Stati devono rivalutare i loro sforzi sull’efficienza energetica”.
L’aumento dei consumi ha riportato in alto le emissioni di CO2, che risentono del minor apporto di idroelettrico e nucleare. Il primo, alle prese con una persistente siccità, ha perso 1,8 punti percentuali sul mix elettrico e il secondo, che fronteggia una serie di problemi tecnici e programmi di decommissioning – 0,5 punti. E mentre le emissioni di gas serra aumentano, l’eccedenza delle quote di ETS dell’UE non inverte il trend in salita.
Per ottenere risultati più importati, spiegano le associazioni, “i Paesi devono chiudere le centrali a carbone. Prevediamo che le 258 centrali a carbone operative in Europa nel 2017 abbiano emesso il 38% di tutte le emissioni nel sistema ETS, ovvero il 15% del totale dei gas serra nell’UE”. Nel 2017, i Paesi Bassi, l’Italia (leggi anche Firmata la Strategia energetica nazionale: 175mld di investimenti) e il Portogallo hanno aggiunto il loro nome all’elenco dei paesi per eliminare gradualmente questa fonte fossile, “il che è ottimo”, aggiungono, ma “abbiamo bisogno di un ritiro rapido e completo del carbone in Europa”.
Nel dettaglio, lo scorso anno in Italia, la produzione di energia elettrica da carbon fossile è calata di 3 TWh rispetto al 2016, mentre quella fotovoltaica è aumentata di 3 TWh nello stesso periodo di tempo. Nel complesso, l’energia eolica, solare e da biomasse hanno contribuito nel 2017 al 24% della produzione elettrica nazionale.
>>Leggi anche Target rinnovabili 2030 ed efficienza: Strasburgo ha deciso<<