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Rinnovabili, al 2030 benefici per 124 mld di euro

All’incontro “Rinnovabili - l’energia che cambia” di Aper si fa il punto sull’evoluzione del settore. Gli impianti costruiti tra 2012 e 2020 genererebbero un saldo netto di 79 miliardi di euro

(Rinnovabili.it) – Gli impegni presi dall’Italia a livello internazionale in tema di tutela ambientale e riduzioni delle emissioni, accanto ad una domanda energetica in costante crescita, hanno fatto sì che la nazione registrasse una capacità ed un interesse sempre maggiore nell’ambito delle fonti rinnovabili. In modo particolare dal 2008 al 2011 il BelPaese si è lanciato a capofitto nell’affare “green Energy” generando, da un lato un mercato forte e competente ma da dando adito dall’altro ad un controllo di settore inefficiente e alla preoccupazione di oneri troppo pesanti per i consumatori. Per fare chiarezza sui reali costi e benefici delle rinnovabili elettriche in Italia, è stato presentato oggi nell’ambito del convegno APER: “Rinnovabili – l’energia che cambia”, un’indagine ad hoc. Redatto da OIR e AGICI, lo studio valuta le prospettive del comparto al 2030 alla luce delle esperienze maturate tra il 2008 e il 2011.

Il rapporto illustra nelle sue pagine l’andamento delle voci di costo e beneficio derivanti dallo sviluppo delle FER elettriche italiane nei quattro anni sopracitati, e i risultati complessivi per il periodo 2012-2020, entrando nel merito delle singole filiere e traslando i risultati al 2030. Si scopre così se la politica sulle rinnovabili tra 2008 e 2011, proiettata al 2030, determina un saldo negativo per il Paese di circa 3 miliardi di euro (130 Mln € l’anno), il quadro diventa fortemente positivo se si assumono come base delle proiezioni il raggiungimento degli obiettivi PAN al 2020 e del IV Conto Energia.

Nel dettaglio, stando al documento gli impianti costruiti tra 2012 e 2020 genererebbero in maniera cumulata nel periodo d’analisi fino al 2030, benefici Emissioni CO2 e NOX, Mancato import combustibili fossili, Costo opportunità import combustibili fossili, Nuova occupazione, Appiattimento curva domanda, Export netto componenti, Royalties, IMUper 124 miliardi di euro di fronte a costi – Incentivi, Intermittenza, Consumo di biomasse, Costo opportunità import biomasse, Import netto componenti – di 45 miliardi. A conti fatti si tratterebbe  di un saldo positivo di 79 miliardi. Da che cosa dipende questo miglioramento di trend? Per lo più da un maggiore controllo degli oneri di incentivazione, soprattutto per il fotovoltaico, accanto all’incremento dell’export “Made in Italy” e dei notevoli risparmi nell’importazione delle fonti fossili.

“Le fonti rinnovabili – commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di APER – stanno radicalmente migliorando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di indipendenza dall’estero, riduzione degli oneri legati al protocollo di Kyoto, creazione di nuovi posti di lavoro e, non da ultimo, per l’ambiente e la salute. Un dato questo che trova anche riscontro scientifico nello studio dell’OIR: la differenza tra i benefici e i costi sostenuti per gli incentivi alle FER, nonostante le recenti polemiche, è positiva per oltre 76 miliardi di euro”.

A livello di filiera i risultati migliori si otterranno con il fotovoltaico, i cui 17,3 GW istallati produrranno un saldo costi/benefici di 55.410 milioni di euro. Analizzando voce per voce gli impatti effettivi si evince che effetti positivi sono molto più significativi di quanto normalmente ritenuto:

• L’impatto occupazionale, diretto e indiretto potrà contare su nuovi 130.000 addetti dal 2011 al 2020 soprattutto nel settore PV;

• L’Export manufatti crescerà di 3 miliardi di euro l’anno;

• La dipendenza energetica del Paese farà meno affidamento sul gas naturale, tagliando ben 13 bcm di gas l’anno (import di 70/80 bcm);

A ciò si deve aggiungere la riduzione delle emissioni climalteranti, dal momento che il raggiungimento degli obiettivi al 2020 consentirà di evitare immissioni in atmosfera di 30 milioni di ton anno di CO2.