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Stati UE verso 33% di rinnovabili 2030 ma Bruxelles chiede un 40%

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Prime proposte UE per incrementare gli obiettivi di efficienza energetica e rinnovabili 2030

(Rinnovabili.it) – Le attuali politiche nazionali degli Stati europei sono impostate per superare – di poco – l’obiettivo comunitario sulle rinnovabili 2030, ma Bruxelles è pronta ad alzare nuovamente il tiro. Con la pubblicazione del Climate Target Plan, la scorsa settimana, l’esecutivo UE ha dato una netta scossa al suo percorso di decarbonizzazione, proponendo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Ossia ben 15 punti percentuali in più rispetto quanto stabilito in passato nel 2014. Il motivo è semplice: per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, gli sforzi dei Ventisette vanno aumentati.

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Tuttavia la politica climatica non può prescindere da quella energetica. Ed è così che l’esecutivo mostra come rafforzare l’ambizione in un campo, comporti un aumento anche dei target nell’altro.

Ad anticipare i nuovi contributi, è la prima valutazione dei Piani nazionali Energia Clima (PNIEC) resa pubblica dalla Commissione Europea. Secondo quanto riportato nel testo le misure dei Ventisette, già attive o promesse nei rispettivi PNIEC, porterebbero la quota di energie rinnovabili ad un intervallo compreso tra il 33,1 e il 33,7% a livello di Unione entro la fine del prossimo decennio. Ciò rappresenta un piccolo passo avanti rispetto l’obiettivo 2030 del 32% fissato nella direttiva RED II.

Un nuovo slancio per elettrificazione e trasporti verdi

Bene ma non benissimo. “Come stabilito nella valutazione d’impatto, la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% richiederebbe una quota di rinnovabili 2030 nell’UE del 38-40%“, si legge ne documento.

A dover crescere sarà anche l’efficienza energetica, le cui traiettorie attuali, tuttavia, non sono affatto in linea con il target di fine decennio. Nel dettaglio, in base ai PNIEC, il Blocco è impostato per raggiungere una riduzione del 29,7% sui consumi di energia primaria, rispetto ad “almeno il 32,5%” richiesto dalla attuale normativa UE. Ma per operare una riduzione del 55% delle emissioni climalteranti, l’obiettivo dovrebbe essere alzato a circa il 36-37%.

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L’esecutivo si è già detto pronto a rivedere le direttive rinnovabili ed efficienza energetica – compresi i loro obiettivi – entro il prossimo giugno 2021, ma la sfida che si prospetta non sarà facile.

“Il settore energetico ha un ruolo chiave da svolgere nel raggiungimento della riduzione del 55% dei gas a effetto serra, poiché rappresenta il 75% delle emissioni dell’UE”, spiega la Commissaria europea all’Energia, Kadri Simson. “Il comparto della produzione energetica è già il più decarbonizzato al mondo. Ora dobbiamo concentrarci sulla trasformazione di tutti gli altri segmenti, in particolare dei trasporti e degli edifici”.

Ecco perché Bruxelles si impegnerà, entro la fine del decennio, a far avanzare l’elettrificazione dei consumi (30% al 2030), raddoppiare il tasso di riqualificazione edilizia, spingere la quota di fer nei trasporti al 24% e tagliare di un terzo il consumo di petrolio e di un quarto quello del gas. Un cambiamento di questa portata richiede investimenti seri, sottolinea Simson: ulteriori 350 miliardi di euro all’anno rispetto al periodo 2011-2020. “Sappiamo che ognuno di questi (obiettivi) significa un cambiamento enorme – ha aggiunto la Commissaria – ma la nostra attenta valutazione mostra che è fattibile”.  

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