Economia circolare ed energie rinnovabili
(Rinnovabili.it) – Riciclare le vecchie pale eoliche è un problema. Questi elementi sono realizzati in materiale composito (fibra di vetro ed elementi di rinforzo) in grado di garantire, nello stesso tempo, leggerezza ed elevata resistenza. Peccato che sia proprio la loro natura mista a rendere arduo il processo di separazione e recupero dei singoli materiali.
In realtà, le prime difficoltà si incontrano direttamente sul sito dell’impianto. Quando un parco eolico raggiunge il suo fine vita e deve essere smantellato o aggiornato (revamping), questi lunghi elementi non possono essere semplicemente portati via. Per prima cosa, è necessario spezzarli in più pezzi più piccoli utilizzando enormi seghe industriali a diamante, per poi relegarli in siti di stoccaggio a tempo indeterminato. L’industria di settore sta cercando da tempo soluzioni che possano rinnovare la ricetta delle pale, a favore di versioni più facilmente riciclabili. Ma la sfida per le wind farm attuali rimane.
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Una soluzione potrebbe arrivare dal progetto lanciato da Aker Offshore Wind, Aker Horizons e l’Università di Strathclyde, in Scozia.
Le tre realtà hanno firmato un memorandum di intesa volto a promuovere lo sviluppo di processi di recupero per i prodotti in fibra di vetro usati. L’obiettivo è dunque riuscire a riciclare le vecchie pale eoliche che oggi sono destinate alla discarica. Secondo uno studio della stessa Università di Strathclyde si tratta di una sfida pressante. I dati raccolti dall’ateneo mostrano, infatti, un aumento globale di questa tipologia di rifiuti. Le vecchie pale dovrebbero raggiungere le 400.000 tonnellate l’anno nel 2030 e ben due milioni di tonnellate entro il 2050.
Secondo i termini del memorandum, le parti ottimizzeranno e commercializzeranno un processo unico sviluppato su scala di laboratorio dai ricercatori di Strathclyde per il recupero termico e il post-trattamento dagli scarti di compositi polimerici rinforzati con vetro. Con l’obiettivo di ottenere fibre di vetro di qualità quasi vergine.
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Aker Horizons e Aker Offshore Wind contribuiranno con finanziamenti e know how per portare la soluzione in un contesto industriale. Sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’università scozzese, il processo può trasformare i rifiuti compositi in fibra riutilizzabile. “E potrebbe rispondere al 50% della domanda globale di fibra di vetro se implementato in tutto il mondo”, spiega l’Università in una nota stampa. “Poiché il processo produce fibre di valore medio-alto, è possibile coprire un ampio spettro di mercato, dai prodotti meno esigenti a quelli ad alte prestazioni”.