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Il repowering eolico e le trappole della burocrazia

La sostituzione delle vecchie turbine eoliche con modelli nuovi e più potenti potrebbe assicurare all'Europa 65 GW verdi senza nuova occupazione di suolo. Ma lentezza e complessità delle procedure scoraggiano gli operatori

repowering eolico
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(Rinnovabili.it) – Come per ogni tecnologia energetica, anche la vita operativa degli asset eolici ha una data di scadenza. E con l’approssimarsi del termine, dopo circa 20 anni di funzionamento, gli operatori hanno di fronte a loro tre possibili scelte: estenderne la durata, sostituendo i componenti più vecchi e deteriorati; disattivare e smontare definitivamente l’impianto; o fare un salto di qualità, rimpiazzando gli aerogeneratori originali con modelli più potenti ed efficienti. Quest’ultima opzione – il repowering eolico – rappresenta uno degli strumenti più promettenti ai fini della transizione ecologica in corso.

Attraverso il repowering eolico, infatti, è possibile in media raddoppiare la capacità di generazione dei parchi, triplicando la produzione elettrica. Il tutto senza dover aumentare il numero di turbine installate. Anzi, nella maggior parte dei casi potendo addirittura diminuirlo. Per una regione come quella europea, che prima di altri ha investito nell’energia del vento, si tratta di una misura fondamentale.

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Si calcola che una parte significativa della flotta eolica installata nell’Unione Europea raggiungerà la fine del suo ciclo di vita proprio in questo decennio. Secondo WindEurope ben 38 GW di capacità onshore termineranno la propria vita operativa nei prossimi 4 anni; ritardando di fatto il percorso verso l’obiettivo rinnovabili 2030 in assenza di nuovi interventi. “Il repowering è uno strumento particolarmente efficace e importante – spiega oggi WindEurope – perché i parchi eolici più antichi (e per definizione meno efficienti) d’Europa si trovano in luoghi con le migliori condizioni di vento”.

Attualmente si stima che il ripotenziamento dei vecchi aerogeneratori possa offrire all’Unione fino a 65 GW di potenza pulita. Peccato che nella realtà il tasso di rinnovamento sia molto basso. “Meno del 10% delle turbine eoliche che raggiungono la fine del loro ciclo di vita sono attualmente in fase di repowering”, sottolinea l’associazione. “Gli operatori sono scoraggiati dalla lentezza e dalla complessità delle procedure autorizzative e dall’evoluzione normativa”.

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Ma i buoni esempi cono mancano. Il progetto Windplan Groen nella provincia olandese del Flevolandha rinnovato le sue 98 turbine (168 MW in totale) con 90 macchine più potenti (500 MW in totale) e sufficienti ad alimentare l’intero territorio. Destino simile per la wind farm spagnole di Malpica, in Galizia, il repowering eolico ha portato il numero di aerogeneratori da 69 a 7, raddoppiando però la produzione elettrica.