(Rinnovabili.it) – Si investe meno nelle energie rinnovabili a livello mondiale. O sarebbe meglio dire che si spende meno per le rinnovabili. Nel 2016, la nuova capacità “verde” istallata è cresciuta in maniera sensibile: oltre 138 GW, se si escludono le grandi centrali idroelettriche. Un dato che risulta in aumento dell’8% rispetto alle performance del 2015. Abbiamo quindi costruito ed istallato più impianti o realizzato centrali più potenti, ma per farlo abbiamo sborsato quasi un quarto in meno. Una “convenienza” confermata anche dall’UNEP, il programma ambientale delle Nazioni Unite.
In un documento, pubblicato oggi in collaborazione con la Frankfurt School e il Bloomberg New Energy Finance, il programma mostra come nel 2016 le rinnovabili abbiano raggiunto livelli record di capacità, mentre gli investimenti si sono ridotti del 23 per cento.
“Global Trends in Renewable Energy Investment 2017” – questo il titolo del report – fa le pulci al settore dell’energia pulita. Settore che, alla fine dello scorso anno, copriva una quota di elettricità nel mix produttivo dell’11,3 per cento (sempre escluso il grande idroelettrico). Eppure è dal 2013 che gli investitori non spendono così poco nel comparto. La causa è in parte della corsa ai miglioramenti tecnologici e di un’offerta che in molti casi ha superato la domanda. La spesa media di capitale per megawatt è calata di oltre il 10 per cento nel caso di fotovoltaico ed eolico.
“Una tecnologia pulita così economica pulito offre una reale opportunità per gli investitori di ottenere di più con meno”, spiega Erik Solheim, direttore esecutivo dell’UNEP. “Questo è esattamente il tipo di situazione, in cui le esigenze di profitto e le persone si incontrano e che guiderà il passaggio ad un mondo migliore per tutti”.
Non tutto però può essere spiegato con il low cost tecnologico: un ruolo innegabile lo hanno giocato anche un mix di fattori destabilizzanti per gli investitori. A partire da regole politiche incerte, dal passaggio alle aste (meno remunerative dei tradizionali Feed-in-tariff) o i ritardi nelle stesse, e in molti mercati il rallentamento dei consumi.