In 12 mesi, il governo lusitano ha triplicato gli obiettivi sull’eolico offshore
(Rinnovabili.it) – Entro la fine di quest’anno, il Portogallo bandirà la sua prima asta per l’eolico offshore. Obiettivo: 10 nuovi GW di capacità installata al largo delle coste lusitane. Entro la fine di questo decennio. Una quantità di turbine sufficiente quasi a raddoppiare la capacità da fonti rinnovabili del paese, che può contare su 7,3 GW di idroelettrico e 5,6 GW di eolico onshore.
La corsa all’eolico offshore
Nel giro di 12 mesi, il governo di Lisbona ha triplicato gli obiettivi sulla generazione da eolico offshore. All’inizio del 2022, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’esecutivo ipotizzava 3-4 GW. A giugno, rispondendo alla richiesta europea di accelerare sull’energia pulita, il Portogallo aveva alzato i target a 6-8 GW. Ma già lo scorso settembre il ministro dell’Ambiente Duarte Cordeiro aveva ipotizzato di salire a 10 GW. Ieri è arrivata la conferma ufficiale. E nei prossimi mesi si svolgeranno le audizioni pubbliche per preparare la perimetrazione delle aree di Atlantico che saranno messe all’asta.
“Oggi posso annunciare che, questa settimana, apriremo l’audizione pubblica delle proposte per la delimitazione delle aree di dispiegamento e che, nell’ultimo trimestre di quest’anno, lanceremo la nostra prima asta per l’energia eolica offshore”, ha annunciato ieri Costa nel suo discorso alla Summit Ocean Race a Capo Verde.
Secondo una stima del Global Wind Energy Council e della Banca Mondiale, il Portogallo avrebbe un potenziale complessivo nell’energia dal vento di 131 GW, di cui 117 GW di eolico galleggiante e 14 GW di eolico offshore fisso. La capacità rinnovabile già installata, nel 2021, ha superato il 65% della generazione elettrica nazionale.
Debt-for-nature
All’impegno per potenziare le rinnovabili, Lisbona sta affiancando altri sforzi per il contrasto della crisi climatica. Ieri, infatti, per il Portogallo, è stata la “prima volta” anche sotto un altro profilo. Durante la visita a Capo Verde, Costa ha annunciato un accordo con l’arcipelago -una colonia portoghese fino al 1975- per trasformare parte del debito in investimenti verdi.
Si tratta di un accordo debt-for-nature, una tipologia di transazione finanziaria che esiste dal 1987 ma, negli ultimi anni, sta prendendo rapidamente quota come risposta “equa” alla crisi climatica e ambientale. Secondo l’accordo, il Portogallo rinuncerà a tutto il suo credito nei confronti di Capo Verde, uno dei paesi meno sviluppati al mondo, re-investendolo in fondi appositi per la tutela dell’ambiente e per la transizione energetica dell’arcipelago. Si tratta di 140 milioni di euro di debito detenuto dallo Stato portoghese e di altri 400 milioni in mano a banche lusitane.