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I 5 ostacoli della filiera eolica europea

filiera eolica europea
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Perché la filiera eolica europea è in difficoltà?

(Rinnovabili.it) – La Commissione europea ha fissato ambiziosi obiettivi rinnovabili in risposta alla crisi dell’energia. Target finalizzati ad accelerare la transizione ecologica assicurando nel contempo l’indipendenza del Blocco dai carburanti russi. Ma la strada verso la nuova autonomia energetica è costellata di incertezze. A ricordarle è oggi Wind Europe, l’associazione europea che rappresenta i produttori di energia del vento, attraverso un focus sui nuovi ostacoli della filiera eolica europea.

Il nuovo pacchetto REPowerEU richiede che il settore raddoppi la sua potenza installata entro la fine del decennio. Ciò significherà inevitabilmente aumentare gli investimenti nella capacità industriale e nella catena di approvvigionamento. Uno sforzo ampio e vigoroso che richiede anche nuovi sistemi di installazione (dalle navi alle gigantesche gru specializzate) e una forza lavoro sempre più qualificata. Eppure oggi la filiera eolica europea si trova in difficoltà, non possiede le risorse necessarie per investire nella scala richiesta e i cinque produttori di aerogeneratori del Continente continuano a operare in perdita

Un apparente controsenso di cui Wind Europe le ragioni. Innanzitutto l’UE sta costruendo parchi eolici a un tasso dimezzato rispetto a quello previsto dal nuovo piano 2023 e le strozzature amministrative rimangono il problema principale. Al momento, spiega l’associazione, circa 80 GW eolici risultano bloccati nelle procedure di autorizzazione, per lo più progetti onshore. 

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Ad incidere sulle difficoltà del comparto è anche l’aumento dei prezzi dell’acciaio e di altre materie prime, i costi di spedizione più elevati e i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento. Elementi che hanno reso più costosi tutti i componenti principali delle turbine. “La catena di fornitura deve assorbire questi costi aggiuntivi a causa del lasso di tempo che intercorre tra un ordine di turbina eolica e la sua effettiva consegna”, spiega l’associazione. Anche le aste “mal progettate” rappresentano un problema. “Le aste governative per i nuovi parchi eolici riguardano quasi esclusivamente il prezzo. Questo ha portato a una corsa al ribasso. Alcuni paesi consentono persino offerte negative, in cui gli sviluppatori devono pagare per il diritto di costruire un parco eolico. Ciò significa costi aggiuntivi che devono essere scaricati sulla catena di approvvigionamento (che sta perdendo denaro) o sui consumatori (che stanno lottando per pagare le bollette elettriche)”.

A ciò si aggiunge una concorrenza cinese sempre più agguerrita. I produttori di turbine eoliche della Repubblica popolare stanno facendosi progressivamente largo in Europa grazie ad offerte più economiche. E, secondo l’associazione, gli interventi dei governi sui mercati elettrici in risposta alla crisi hanno scosso la fiducia degli investitori e alterato i flussi di entrate per i progetti eolici. Gli investimenti nel settore sono diminuiti lo scorso anno senza quasi nessuna nuova decisione finale di investimento nell’eolico offshore mentre gli ordini per nuove turbine eoliche sono calati del 47% rispetto al 2021.

 “La Commissione europea presenterà a marzo una nuova legislazione per il piano industriale del Green Deal dell’UE”, ha aggiunto Wind Europe. “Questo sarà fondamentale per invertire le tendenze problematiche della filiera eolica europea. Il Piano deve fornire una risposta solida e significativa all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti poiché le industrie dell’energia pulita stanno ora discutendo dove dovrebbero investire”.

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