Con una corretta gestione e informazione nel percorso di integrazione territoriale degli aerogeneratori, le critiche al settore eolico italiano potrebbero ridimensionarsi
Queste istanze, portate avanti con particolare impegno dal fronte ambientalista, hanno rimesso in luce alcuni aspetti critici legati da tempo al settore eolico italiano, probabilmente a causa di una cattiva gestione e informazione nel percorso di integrazione territoriale degli aerogeneratori. Tanto per fare degli esempi: sulla questione dell’impatto visivo, alcuni problemi si potrebbero scongiurare attraverso una scelta accurata della forma, del colore e dei componenti di un “impianto a vento” per armonizzare la presenza degli impianti eolici nel paesaggio. Per il rumore invece basterebbe migliorare l’inclinazione delle pale e la loro conformazione insieme ad una “revisione” strutturale che preveda l’isolamento acustico della navicella. Infine, per quanto riguarda gli effetti negativi su flora e fauna circostante, occorrerebbe sapere che dai molti studi è emerso che l’unico vero dato riscontrato riguarda il possibile impatto degli uccelli con il rotore delle macchine, che comunque è inferiore a quello dovuto al traffico automobilistico, ai pali della luce o del telefono. D’altro canto, occorre anche considerare che con 700 MW di impianti eolici installati, (che dovrebbero essere realizzati in Italia nei prossimi anni), si eviterebbero – nell’ipotesi che l’energia annua prodotta nel nostro Paese sia pari a 1,4 TWh – 1,4 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Il gioco questa volta, potrebbe non valere la candela.