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M&A rinnovabili: uno sguardo al mercato secondario in Italia

In Italia il valore del mercato secondario ha oramai superato gli investimenti greenfield. Il primato, per volume e valore, è detenuto dall'eolico

 

M&A rinnovabili

 

M&A rinnovabili, tra operatori tradizionali e nuovi soggetti

(Rinnovabili.it) – “L’attrattività del mercato secondario sta mettendo in competizione fondi d’investimento e utilities”. Così il prof. Andrea Gilardoni, Presidente di AGICI, descrive il movimento che si è venuto a creare intorno alle operazioni di M&A rinnovabili (Merger & Acquisition, ossia fusioni e acquisizioni).

Il settore si sta consolidando sotto l’azione dei grandi player sempre più attenti all’acquisizione di operatori di piccola e media dimensione o portafogli di asset di generazione. Ma l’appeal che esercitano tali investimenti non colpisce solo gli operatori tradizionali: in competizione con i convenzionali soggetti finanziari per le operazioni di M&A rinnovabili ci sono oggi anche soggetti nuovi come private equity, fondi infrastrutturali, fondi pensione e società assicurative. Si tratta di realtà dotate di grandi disponibilità finanziarie, ma con crescenti difficoltà a investirle con adeguate remunerazioni, e che hanno trovato negli asset regolati (reti utilities) e incentivati (FER) un business di sicuro interesse.

 

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A definire il nuovo panorama è lo Studio Agici sulle rinnovabili in Italia e in Europa realizzato dall’Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili coordinato dal Prof. Andrea Gilardoni e dal Dott. Marco Carta. Lo studio è stato presentato oggi nel corso del IX Workshop annuale dal titolo Chi vende e chi compra impianti rinnovabili? Tendenze, prezzi e creazione di valore, svoltosi a Milano.

 

Come sta andando il mercato secondario in Italia?

“Le analisi dell’Osservatorio OIR mettono in evidenza una forte crescita delle acquisizioni d’impianti rinnovabili nel mondo e anche in Italia, dove il valore del mercato secondario ha oramai superato gli investimenti greenfield” , ha commentato Marco Carta, Direttore dell’Osservatorio OIR. “Gli operatori di piccola dimensione vendono per monetizzare gli investimenti, ma anche perché spesso non riescono più a gestire in maniera ottimale gli impianti in un contesto sempre più competitivo”.

 

L’analisi si concentra sull’analisi delle operazioni di M&A rinnovabili in Europa (125 accordi) e in Italia (85 accordi) negli anni 2015, 2016 e nei primi quattro mesi del 2017. Analizzando la capacità di generazione coinvolta nelle transazioni riguardanti le singole tecnologie, si nota come l’eolico sia la “preferita” in Italia (7,2 GW) come in Europa (13,7 GW). Il fotovoltaico mantiene un certo grado di interesse in generale (2,4 GW in Europa e 1,8 GW in Italia), mentre per l’idroelettrico il focus geografico è il mercato italiano.

 

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