L'operazione di confisca che oltre la Sicilia, sta interessando Lombardia, Lazio e Calabria, è la più cospicua mai effettuata in Italia
Il cospicuo patrimonio di Nicastri che passa ora nelle mani dello Stato comprende anche beni mobili, oltre 90 immobili e disponibilità finanziarie per il suddetto valore di un miliardo e trecento milioni. Ma il maxi confisca va anche oltre i confini siciliani, interessando oltre alla Sicilia, la Lombardia, il Lazio e la Calabria al punto da essere la più vasta operazione mai eseguita nei confronti di un unica persona. A Nicastri è stata imposta la sorveglianza speciale per tre anni, con obbligo di soggiorno ad Alcamo.
Si chiude così il maxi sequestro già operato nel 2010
La notizia è stata accolta con soddisfazione dal Consiglio Provinciale di Trapani che attraverso il presidente Peppe Poma ha espresso il proprio plauso “a tutti gli operatori della Direzione Investigativa Antimafia, dal Direttore Arturo De Felice all’ultimo agente”. “L’odierna confisca – ha aggiunto il Presidente – che suggella il maxi sequestro già operato nel 2010 ai danni dello stesso imprenditore alcamese il cui patrimonio passa quindi nella definitiva disponibilità dello Stato, conferma, se ce ne fosse stato bisogno, l’esistenza delle attività illecite riguardanti il settore delle energie rinnovabili che sembra costituisca uno dei più attuali e principali business delle organizzazioni criminali e mafiose”.
Giù le mani della mafia dalle energie rinnovabili
L’ingente operazione di confisca non poteva non suscitare un commento anche da parte di Legambiente il cui Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità svolge fin dal 1994 attività di ricerca, analisi e denuncia sul fenomeno delle ecomafie. L’auspico dell’associazione espresso nelle parole di Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio è che inchieste come questa continuino per poter eliminare definitivamente le infiltrazioni mafiose da uno dei comparti di punta della Green economy. “La produzione di energia pulita – commenta Fontana – va tutelata e sviluppata nella legalità e trasparenza. E’ grazie alla cosiddetta “zona grigia”, infatti, se prosperano gli affari dei clan, capaci di mettere radici ovunque sia possibile fare business e di sfruttare collusioni e connivenze. La crescita dell’impero che oggi è finito sotto confisca è anche il frutto della scarsa trasparenza con la quale sono state gestite per molti anni le concessioni autorizzative per la realizzazione di nuovi impianti soprattutto in Sicilia”.