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Così Londra sta strozzando la sua filiera dell’eolico

L'avanzamento tecnologico ha portato l'eolico onshore a costare meno di gas e carbone. Ma il governo britannico lo ha accantonato, incentivando solo l'offshore

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(Rinnovabili.it) – Nel Regno Unito l’eolico onshore batte tutti, anche senza sussidi. L’elettricità che produce è diventata nel 2015 più economica di quella generata da qualsiasi altra fonte convenzionale, dal carbone al gas. Ma, soprattutto, è meno cara di quella prodotta dalle turbine eoliche marine, su cui invece il premier conservatore David Cameron sta puntando con misure ad hoc. Lo rivela uno studio condotto da Bloomberg New Energy Finance. È la prima volta che questa soglia viene superata in uno dei paesi del G7.

I costi di produzione dell’energia dai parchi installati sulla terraferma sono crollati negli ultimi 12 mesi. Se solo l’anno scorso produrre un MWh costava 108 dollari, oggi il prezzo è sceso a 85 dollari. Nello stesso periodo le centrali a carbone hanno seguito un percorso inverso, con i costi che lievitano da 98 a 115 dollari, imitate da quelle a gas che passano da 100 a 114 dollari al MWh. E l’eolico offshore? Resta ben più caro attestandosi sui 175 dollari al MWh.

 

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Secondo lo studio di Bloomberg la ragione di questo sorpasso va cercata nei progressi tecnologici e nel balzo in avanti compiuto dal fattore di capacità degli impianti. Il risultato è che attualmente l’eolico soddisfa il 10% del fabbisogno energetico del Regno Unito, per una capacità totale di oltre 13 GW. Di questi, circa il 60% è prodotto dall’eolico onshore.

Così Londra sta strozzando la sua filiera dell'eolicoViste le sue potenzialità, il piano di Cameron è finito sotto accusa. Il premier inglese sta puntando tutto sui parchi offshore, anche disincentivando quelli sulla terraferma: ha tolto i sussidi e ha stabilito che ogni nuovo progetto dovrà necessariamente avere l’approvazione dei residenti locali. Certo, è difficile accusarlo per aver dato più voce ai cittadini, ma resta il fatto che quei progetti rimangono abbandonati a se stessi e non sono state approntate misure di mediazione e consultazione con gli abitanti.

Investimenti che invece arrivano a pioggia per i parchi offshore. Le cifre parlano chiaro: i progetti in ballo valgono 840 milioni di sterline, mentre l’eolico onshore raccoglie meno della metà. Perché diventino più competitivi di gas e carbone, però, bisognerà aspettare almeno fino al 2030, quando si farà sentire il combinato disposto del repowering dei progetti più vecchi con aerogeneratori più moderni e della politica di incentivi.