Dopo aver attraversato con successo uno dei mesi più difficili della recente storia dell'energia eolica, il vicepresidente di Vestas per l'Italia e l'Europa meridionale, Rainer Karan, spiega le chiavi per garantire il successo della transizione energetica verde del Paese nell'era post-COVID.
(Rinnovabili.it) – Da quando i primi casi COVID-19 hanno colpito l’Europa, l’industria eolica italiana si è trovata obbligata a fare da pioniera nella risposta del settore alla pandemia. Senza parametri di riferimento, regolamenti o esperienze precedenti da cui imparare, l’Italia è rapidamente diventata un laboratorio per testare meccanismi preventivi indirizzati sia a garantire l’approvvigionamento di energia sia al benessere dei dipendenti nelle fabbriche e nei parchi eolici. “Abbiamo deciso di essere proattivi e di stabilire protocolli preventivi che ci hanno permesso di continuare le nostre operazioni. Innanzitutto, dovevamo far sentire i nostri tecnici al sicuro. In secondo luogo, abbiamo dovuto dimostrare alle autorità energetiche di poter gestire la situazione. Quindi non potevamo permetterci di fare errori“, spiega Rainer Karan, vice presidente Vestas per l’Italia e l’Europa meridionale.
L’esperienza in Italia ha aiutato l’azienda, leader mondiale nel settore dell’energia eolica, a rispondere rapidamente alla pandemia in altre parti dell’Europa e dell’America Latina, dimostrando anche la capacità di questa tecnologia di continuare a fornire energia pulita in circostanze estreme.
Eolico per rilanciare la green recovery in Italia
Oggi, mentre l’Italia inizia a rimuovere i blocchi e si prepara alla ripresa economica, abbiamo un’opportunità unica per generare occupazione verde e accelerare la transizione verso un’economia decarbonizzata. A dicembre 2019, il paese è diventato uno dei pochi mercati del continente con aste rinnovabili che assegnano regolarmente nuove capacità green. Le due aste tenute finora hanno assegnato quasi 1 GW di nuova capacità eolica a terra da installare nei prossimi anni.
“Le aste hanno dimostrato di essere un meccanismo molto utile per l’industria rinnovabile. Sebbene stiamo già competendo nel libero mercato allo stesso livello con le fonti di energia tradizionali, le aste forniscono la necessaria visibilità al settore e ci consentono di preparare e ottimizzare la nostra catena di approvvigionamento per un determinato mercato”, afferma Karan.
Supportata dal nuovo piano europeo di recupero verde da 10 miliardi di euro per progetti rinnovabili, la capacità assegnata tramite aste può generare energia pulita e posti di lavoro a un ritmo senza precedenti in Italia. Tuttavia, la sfida principale per accelerare la transizione energetica nel paese potrebbe non essere così correlata alla disponibilità di fondi. “La nostra tecnologia ha dimostrato di essere affidabile, redditizia e competitiva negli ultimi dieci anni. I fondi europei aiuteranno, ma dobbiamo davvero accelerare la burocrazia attorno al processo di autorizzazione”, continua Karan.
Secondo un recente studio, se il tasso di autorizzazioni per la costruzione di impianti di energia rinnovabile continuasse allo stesso ritmo del periodo 2017-2018, l’Italia non raggiungerebbe gli obiettivi nazionali per il clima e l’energia per il 2030 fino al 2080.
“Oggi l’evoluzione della tecnologia eolica ci consente anche di potenziare molti vecchi parchi eolici e aumentare significativamente la quantità di energia pulita che forniamo al mix energetico nazionale. Ma se oggi richiedi un permesso, potresti non sapere se puoi iniziare a costruire fino a 7 anni dopo. L’incertezza che questa situazione crea sta davvero colpendo l’industria rinnovabile, ma la razionalizzazione delle procedure non richiederebbe denaro”, conclude Karan.