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Key Energy: l’eolico italiano tra PPA e carta del rinnovamento

eolico italiano
By Erik Wilde from Berkeley, CA, USA – harvesting wind, CC BY-SA 2.0, Link

 

Il convegno dell’ANEV dedicato all’eolico italiano all’interno di Key Energy 2019

(Rinnovabili.it) – A partire dall’inizio del 2019 anche l’eolico italiano ha iniziato a muovere i primi passi nel settore dei PPA – Power Purchase Agreements, ossia gli accordi di fornitura energetica a lungo termine a prezzi fissi. Un mondo ancora acerbo per l’energia del vanto nazionale ma in grado d’offrire al Paese importanti opportunità di sviluppo in vista degli obietti rinnovabili 2030. A discutere di tali opportunità sono stati ieri i partecipanti al convegno “I PPA (Power Purchase Agreements) nel settore eolico italiano”, appuntamento organizzato dall’Anev nell’ambito di Key Wind- Key Energy 2019. L’incontro è stato l’occasione per presentare una relazione ad hoc dedicata a questi accordi “long term”, come ha spiegato Simone Togni, Presidente dell’ANEV. “Questo è un importante risultato per l’ANEV che ha lavorato alacremente con i Gruppi di Lavoro e con i rappresentati di banche e traders, per elaborare un documento il più possibile condiviso ed equilibrato”. “Viviamo un momento storico fondamentale per lo sviluppo delle rinnovabili […] è necessario quindi che le Istituzioni tengano conto delle proposte del settore eolico – ha proseguito Togni – per una diversificazione e semplificazione degli strumenti normativi e per dare seguito agli impegni presi per la tutela dell’ambiente e per la lotta ai cambiamenti climatici”. 

 

 

I PPA eolici in Europa

 L’ANEV  è fermamente convinta che sia necessario stimolare la domanda tra consumatori, trader e produttori, definendo in questo contesto un preciso obiettivo nazionale. I PPA eolici possono offrire al sistema energetico un’ottima soluzione in tal senso. In Europa hanno preso il via solo nel 2014, principalmente per venire incontro alle esigenze energetiche dei società operanti nel campo dei ICT (ad esempio per alimentare i data center). Negli ultimi anni, tuttavia, anche le industrie ad alta intensità energetica ne hanno compreso il valore. Secondo i dati di Wind Europe, nel 2018 sono stati siglati accordi per la fornitura energetica a lungo termine da ben 1,5 GW di parchi eolici europei. Il settore dell’alluminio si è dimostrato il più attivo, ma anche il comparto farmaceutico e quello automobilistico hanno iniziato a farsi contagiare. La maggior parte dei contratti ha una durata di circa 15 anni, ma Norsk Hydro si è fatto notare grazie ad un PPA eolico da 29 anni.

 

Ovviamente ci sono Paesi che corrono e Paesi che seguono: le nazioni del Nord Europa possiedono per ora il numero maggiore di PPA aziendali, mentre Germania, Spagna e Polonia hanno iniziato le operazioni solo nel 2018. Nel settore eolico italiano il primo Corporate Power Purchase Agreement è stato siglato a marzo 2019. L’accordo prevede che l’elettricità prodotta da una wind Farm del gruppo FERA sia acquistata, per un periodo di 7 anni, dalla DXT Commodities, azienda che a sua volta ha chiuso un contratto di pari durata con le acciaierie di Duferdofin Nucor. (leggi anche Rinnovabili e contratti PPA aziendali: un successo annunciato)

 

La carta del rinnovamento eolico sostenibile

Ma i PPA aziendali non sono l’unico strumento con cui prendersi cura della crescita eolica nazionale. Come sottolineato da ANEV, le operazioni di rinnovamento e miglioramento del parco esistente, hanno altrettanta importanza. Ecco perché l’associazione, assieme ad Elettricità Futura e Legambiente ha colto l’occasione del convegno per presentare la Carta del rinnovamento eolico sostenibile. Il manifesto nato a Rimini due anni fa, sostiene la valorizzazione del patrimonio eolico esistente attraverso l’utilizzo di tecnologie più efficienti e dal minore impatto sul territorio, per massimizzare la produzione di energia pulita senza dimenticare la sostenibilità

 

Attualmente oltre 2.000 MW di turbine italiane hanno superato i 10 anni di vita e le pratiche di repowering e revamping possono dare un sostanzioso contributo all’incremento della quota rinnovabile nazionale. “Nel caso specifico di impianti oggetto di rinnovamento – dichiara Togni -, in funzione della nuova configurazione di impianto potrebbero portare un incremento fino a tre volte della producibilità iniziale a parità di suolo occupato con relativa riduzione del numero di turbine installate”. “ Diventa fondamentale a questo scopo – ha aggiunto Andrea Zaghi, Direttore Generale di Elettricità Futura  – semplificare le procedure tecnico-amministrative e superare le barriere per il rilascio delle autorizzazioni attraverso il rapporto collaborativo tra le imprese e le Regioni, che avranno un ruolo di primissimo piano nel raggiungimento degli obiettivi climatici. Ambiente, energia e territorio sono le parole chiave per lo sviluppo industriale del nostro Paese e la firma della Carta segna la chiara volontà di valorizzare il nostro patrimonio e le nostre imprese”. 

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