Rinnovabili

IREX 2024, l’industria italiana delle rinnovabili preme sull’acceleratore

IREX 2024, l’industria italiana delle rinnovabili preme sull'acceleratore

I principali trend del rapporto IREX 2024

Raddoppiano gli investimenti, arrivano nuove norme a supporto ma soprattutto cresce la progettualità in contesto di ridimensionamento del mercato elettrico. Questo il quadro in cui si muove oggi l’industria italiana delle rinnovabili secondo la fotografia scatta dal nuovo IREX 2024. Lo studio presentato stamane da Althesys nel corso dell’evento capitolino “Rinnovabili, l’ora delle scelte”.

Il rapporto di anno in anno traccia tendenze e strategie del settore delle FER per fornire un quadro più ampio e dettagliato possibile, analizzando anche l’evoluzione del sistema elettrico italiano e la sua adeguatezza.

I numeri dell’Industria italiana delle rinnovabili

Il risultato? Il rapporto IREX 2024 mostra come il comparto italiano delle rinnovabili non abbia fermato la crescita, nonostante una serie di difficoltà oggettive, dal peso dell’inflazione ai rincari dei materiali passando per le tante complessità autorizzative. Al punto che vengono riportate 1.180 iniziative progettuali (in aumento del 23% sul 2022,) per una potenza totale cumulata di 50,9 GW e un valore aggregato di 80,1 miliardi di euro. In termini di investimenti in progetto si tratta di quasi il doppio del 2022. E per il 96% si tratta di progetti destinati all’Italia.

La parte del leone la fa l’agrivoltaico con 368 iniziative del valore aggregato di 14 miliardi e una potenza pianificata cumulata di ben 15,8 GW. Il fotovoltaico tradizionale rimane in testa per numero di operazioni ma potenza e investimenti pianificati  si attestano sotto all’agri-fv: 12,6 GW e 10,4 miliardi di euro. L’eolico a terra con 254 progetti per 14,GW di potenza totale cumulata, tocca un valore di 19,2 miliardi di euro. Più bassi ovviamente i numeri dell’eolico offshore che tuttavia si fa finalmente notare con 12 operazioni per 8,4 GW e 28,1 miliardi di euro. Gli investimenti complessivi per i sistemi di accumulo passano da 3,2 a 8,2 miliardi.

L’Irex Annual Report 2024 mostra un settore italiano delle rinnovabili che ha continuato a crescere nonostante le sfide economiche globali”, ha spiegato l’amministratore delegato Alessandro Marangoni, a capo del team di ricerca. “Tra gli elementi caratterizzanti […] lo sviluppo dell’eolico offshore che, sulla carta, è la tecnologia emergente nel 2023 e il crescente interesse per gli accumuli, con l’affacciarsi di molti player e progetti”.

Marangoni pone l’accento anche sulla riduzione della taglia media degli impianti rinnovabili, scesa dagli 48 MW del 2022 a 44 MW nel 2023. Contestualmente il rapporto evidenzia l’aumento delle operazioni inferiori a 10 MW, il cui peso sale dal 16% al 30% del totale. Sul fronte specifico dei sistemi di accumulo il 99% degli impianti è inferiore ai 20 kW, di cui la maggior parte sotto i 10 kW (91%).

Il costo livellato dell’energia

Il rapporto IREX 2024 mostra per il 2023 un sensibile ridimensionamento dei prezzi elettrici in Europa. La media si attesta a 96,1 euro il MWh (meno 54% sul 2022) ma il Belpaese si contraddistingue come al solito con uno dei valori più elevati: 127,2 euro il MWh.

Sul fronte degli LCOE, ossia del costo medio per unità di elettricità generata, il documento sottolinea un sensibile aumento dei valori per le fonti rinnovabili. Il LCOE dell’eolico offshore varia tra 82,1 euro il MWh del Mare del Nord e 121,1 euro il MWh del Mediterraneo; nel fotovoltaico il valore medio dell’LCOE degli impianti commerciali si attesta a 107,4 euro il MWh (+9,8% sul 2022), mentre gli impianti di taglia industriale presentano un costo medio di 77 euro il MWh (+10,6% sul 2022).

Il report offre anche qualche previsione di scenario per il 2024con i prezzi delle materie prime per la costruzione degli impianti eolici che vedranno variazioni differenziate: in aumento alluminio e rame, in calo i materiali ferrosi, stabile il cemento per le fondazioni. Gli effetti saranno una discesa del LCOE più contenuta per l’onshore (nulla o fino al 5%) e più marcata per l’offshore (-10%/-15%). Per il fotovoltaico le pressioni sulla componentistica dovrebbero portare a ulteriori ribassi, con il costo dei moduli in calo del 10-15%”.

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