(Rinnovabili.it) – Due anni fa gli investimenti mondiali nelle rinnovabili, complice la decrescita delle quotazioni del petrolio e la crisi del carbone, hanno segnato un record storico. Nel 2016, i numeri sono ancora tutti positivi ma nettamente distanti dai risultati del 2015.
I primi dati a consuntivo arrivano da Bloomberg New Energy Finance (BNEF) che nel suono nuovo report fa le pulci a ogni settore e mercato. Si scopre così, che i nuovi investimenti nell’energia pulita sono scesi del 18% a livello mondiale (rispetto l’anno precedente) toccando quota 287,5 miliardi di dollari. Nel computo sono escluse le risorse dedicate ai grandi impianti idroelettriche con una potenza superiore ai 50 MW, per i quali BNEF pubblicherà una stima separata nelle prossime settimane.
A cosa è dovuto il calo? In parte alla maggiore prudenza di due dei mercati leader, Cina e Giappone. Dopo anni di feed-in-tariff particolarmente generosi, i due Paesi hanno iniziato a mettere i primi paletti, riducendo i progetti rinnovabili su larga scala per gestire al meglio la capacità già istallata. Soprattutto nella Repubblica Popolare, a causa della distribuzione delle risorse e di altri fattori, la maggior parte delle fonti di approvvigionamento energetico si trovano nel nord-ovest, imponendo come priorità quella di realizzare nuove reti di trasmissione per portare la sicurezza energetica a tutto il Paese.
In realtà gli investimenti di tutta la regione Asia-Pacifico sono in calo, ma in parte il motivo è anche da ricercare nei minori costi delle tecnologie rinnovabili. In discesa libera anche il Sud Africa, il Cile, il Messico, l’Uruguay, il Brasile e il Canada.
Chi è cresciuto? Gli USA (+7%) grazie all’estensione dei crediti d’imposta, l’Europa (+3%) aiutata dai record dell’eolico. Il settore, e in particolare quello offshore, ha vissuto un anno ottimo, attirando ben 29.9 miliardi di dollari solo nelle istallazioni marine. La cifra include il più grande impianto mai progettato, Hornsea di Dong Energy (1.2GW per 5,7 miliardi) al largo della costa del Regno Unito, e oltre 14 parchi da più di 100 MW, nelle acque inglesi, tedesche, belghe, danesi e cinesi.
Nel dettaglio nel Vecchio Continente, il Regno Unito ha dominato il campo europeo per il terzo anno consecutivo, con un investimento di 25.9 miliardi di dollari, in crescita del 2% l’anno, mentre la Germania è oggi seconda con 15,2 miliardi, in calo del 16%. Scendo gli investimenti francesi, salgono quelli di Belgio (più 179%), Danimarca (102%), Svezia (85%) e l’Italia in crescita dell’11% (2,3 miliardi).