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Gli investimenti nelle nuove rinnovabili sfidano il coronavirus

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Le risorse dedicate ai progetti eolici in mare crescono del 319%, colmando il calo nelle altre nuove rinnovabili

(Rinnovabili.it) – Gli investimenti nelle nuove rinnovabili sfidano la recessione. In momento in cui tutti sono costretti a tagliare e ridimensionare le spese, il settore dell’energia pulita mostra di reggere il crollo meglio di altri. A rivelarlo è Bloomberg New Energy Finance (BNEF) attraverso una nuova analisi in cui si evidenzia una crescita del 5% dei finanziamenti nel primo semestre 2020. In termini monetari parliamo di 132,4 miliardi di dollari raccolti da gennaio a giugno, rispetto ai 125,8 miliardi dello stesso periodo nel 2019.

Un ottimo risultato considerato il delicato periodo di crisi, il cui merito va, tuttavia, ad un unico segmento: l’eolico offshore. Secondo dati di BNEF questo comparto ha vissuto uno dei momenti più favorevoli della sua storia recente, in termini di decisioni definitive relative agli investimenti. Al punto che da solo ha compensato il calo registrato nelle altre nuove rinnovabili.

Nel dettaglio, i finanziamenti all’eolico in mare sono ammontati a 35 miliardi di dollari nel primo semestre 2020, in crescita del 319% su base annua e, di fatto, ben al di sopra del dato record del 2019 (31,9 miliardi). Hanno contributo a questo risultato le decisioni di investimento prese su 28 parchi offshore, incluso il progetto più grande di sempre, il Vattenfall Hollandse Zuid da 1,5 GW al largo delle coste dei Paesi Bassi (3,9 mld). Ma si sono fatti notare anche il progetto SSE Seagreen, 1.1GW al largo del Regno Unito, e il CIP Changfang Xidao, da 600 MW al largo di Taiwan.

“Ci aspettavamo che il Covid-19 influenzasse gli investimenti nelle energie rinnovabili nel primo semestre, a causa di ritardi nel processo di finanziamento e di alcuni programmi d’asta”, spiega Albert Cheung, analista BNEF. “Ci sono segni di questo sia nel fotovoltaico che nell’eolico a terra ma la cifra globale complessiva si è dimostrata incredibilmente resistente, grazie all’eolico offshore”.

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Negli altri segmenti si è registrato un calo quasi costante: le nuove turbine a terra hanno visto scendere del 21% le risorse dedicate, nel fotovoltaico il taglio si è assestato sul 12%. È andata peggio alle biomasse con un meno 34% e, ovviamente, agli impianti di produzione di biocarburanti con un vistoso calo dell’82%. “L’eolico offshore sta beneficiando di una riduzione del 67% dei costi livellati dell’energia (LCOE) rispetto i valori del 2012 e delle prestazioni delle nuove turbine giganti”, ha aggiunto il collega Tom Harries. “Ma la prima metà di quest’anno ha dovuto molto anche alla corsa dei progettisti in Cina, al fine di trarre vantaggio dalla tariffa incentivante prima che scada alla fine del 2021. Prevedo un rallentamento degli investimenti eolici offshore a livello globale nella seconda metà, con un potenziale picco all’inizio del prossimo anno”.

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