L’analisi dei colli di bottiglia nella catena di fornitura globale dell’eolico
(Rinnovabili.it) – Troppi colli di bottiglia nella catena di fornitura delle turbine eoliche. Dalle terre rare a minerali come ferro, zinco, rame. Sia sul versante estrazione sia per quanto riguarda raffinazione e produzione industriale dei componenti. Con, in più, le tensioni geopolitiche che non rasserenano l’orizzonte. Le strozzature attuali nella supply chain globale dell’energia dal vento dipingono uno scenario preoccupante per gli impianti eolici al 2030: si rischia di installare solo il 75% della capacità necessaria per mantenere la temperatura globale attorno agli 1,5 gradi.
Mentre alla Cop28 di Dubai in questi giorni 200 paesi cercano di chiudere l’accordo globale per triplicare la capacità installata di rinnovabili entro la fine di questo decennio, a puntare i riflettori sui possibili intoppi nel ruolo dell’eolico nella transizione è il Global Wind Energy Council. Sottolineando la distanza che ancora separa la realtà della supply chain globale dell’eolico dai volumi richiesti nei principali scenari per la transizione.
Ai ritmi attuali gli impianti eolici al 2030 garantiranno appena 2 TW
Secondo l’IRENA, entro il 2030 il mondo deve raggiungere una capacità installata complessiva di 3.040 GW di eolico onshore e di 494 GW di eolico offshore. In tutto parliamo di circa 3,5 TW di capacità installata totale. Dal canto suo, lo scenario per emissioni nette zero al 2050 dell’IEA fissa il target al 2030 per l’eolico a 2,75 TW di capacità installata cumulata. Se questi sono gli obiettivi da raggiungere, l’eolico deve crescere di 3-3,5 volte nel giro di appena 7 anni.
“Tuttavia, lo sfruttamento dell’energia eolica e la capacità manifatturiera necessaria per fornirla sono ancora molto indietro rispetto a questi livelli”, scrive il GWEC. Al 2030, ai ritmi attuali, “raggiungeremo poco più di 2 TW di capacità eolica installata in tutto il mondo, lasciando un divario considerevole di 650-1.500 GW tra la crescita con le politiche attuali e un percorso di 1,5°C”.
Per evitare questo gap di impianti eolici al 2030, la chiave è riavviare gli investimenti nelle catene di approvvigionamento, che “hanno subito battute d’arresto in molte regioni del mondo, in gran parte causate da sfide nella politica, nella regolamentazione e nella progettazione del mercato”, sostengono gli autori del rapporto. Mentre l’industria deve affrontare la crisi climatica abbracciando la standardizzazione, con una progettazione tecnologica più globale e modulare.