Rinnovabili

Eolico galleggiante Med Wind, quale impatto sulle acque siciliane?

Eolico galleggiante Med Wind, quale impatto sulle acque siciliane?
In foto la VolturnUS 1:8 da 20 kW dell’Università del Maine. By Jplourde umaine – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49932644

Lo studio di impatto ambientale per Med Wind

Il progetto del parco eolico offshore galleggiante “Med Wind Scirocco” pianificato nel Canale di Sicilia, rappresenta per l’Italia un’iniziativa fondamentale sotti diversi profili. In primis quello della transizione energetica visti gli obiettivi rinnovabili fissati nel PNIEC. Senza sottovalutare l’aspetto tecnologico: si tratta del primo progetto per il Mar Mediterraneo ad aver proposto l’impiego della tecnologia floating senza fondamenta fisse. Un approccio essenziale per portare gli impianti lontano dalla costa e dalla visuale umana, facendo conti al contempo con i profondi fondali del mare nostrum.

Dove sorgerà il parco eolico galleggiante Med Wind?

L’impianto, 50 turbine offshore con una potenza unitaria fino a 18,8 MW, dovrebbe sorgere su un’area di circa 275 km² a 90 km dalla costa siciliana. Un tratto di mare che, come emerso dalla campagna di ricerca eseguita in situ, è unico per l’abbondanza e la ricchezza di coralli, spugne e pesci.

Si tratta nel complesso di specie difficilmente osservabile in altri tratti del Mediterraneo, la cui crescita è favorita dalle particolari condizioni oceanografiche dell’area. A ricordarlo è stato ieri Silvio Greco, Vicepresidente della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli intervenendo al convegno “Med Wind: sostenibilità ambientale, comunità locali e governance partecipativa” promosso dalla stessa Stazione assieme alla Fondazione UniVerde e Renexia (promotrice del progetto).

Greco ha presentato la relazione sulle indagini svolte dal suo ente assieme ai colleghi delle Università di Messina, Palermo, Genova e del CNR di Capo Granitola, e che hanno fatto da base allo Studio di Impatto Ambientale di Med Wind. Una serie di ricerche durate in totale quasi 18 mesi, per esplorare i processi fisici, chimici, geologici e biologici della zona, la fauna, le attività di pesca e il marine litter dell’area.

Solo così è stato possibile identificare il posizionamento ideale degli aerogeneratori galleggianti. I dettagli sono riportati nero su bianco nello studio di impatto curata da RINA.

Verdetto positivo

Dal documento, già pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente, emerge che la configurazione progettuale effettuata per le sue caratteristiche e i benefici creati “può dirsi complessivamente positiva”. Gli impatti ambientali risultano infatti accettabili grazie “a un’attenta definizione di layout di progetto, alla scelta di tecnologie avanzate nonché all’adozione di misure operative e gestionali, laddove necessarie”. Riducendo al minimo l’interferenza con gli ecosistemi marini. 

“Oltre allo  studio di impatto ambientale è stata predisposta la relazione paesaggistica del progetto, questo perché l’Italia presenta una rete – soprattutto nelle aree a terra –  densa di vincoli paesaggistici, così come di aree protette e siti di Natura 2000″, ha spiegato Andrea Giovanetti, Health, Safety and Environment Project Management RINA. “Un elemento che forse non è stato troppo sottolineato è che nell’ubicazione degli  aerogeneratori le aree di maggiore sensibilità ambientale sono state evitate, questo per salvaguardare la presenza di habitat presenti all’interno del parco”.

In aggiunta  lo studio di impatto ambientale include tutta una serie di studi di elevato approfondimento, “un’analisi del rumore sottomarino prodotto durante la costruzione e l’esercizio, l’impatto acustico a terra, le ricadute inquinanti nell’atmosfera, la dispersione di sedimenti, le verifiche di interesse archeologico, studi per tutta la parte geologica, idrogeologica, geo-hazard a terra e la life cycle analysis per valutare gli impatti lungo tutto il ciclo di vita”.

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