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Il settore eolico batte l’economia 2 a 1

Quella dell’energia eolica è un’industria che contrasta la recessione perché, anno dopo anno, dà impulso all’attività economica, crea nuovi posti di lavoro e stimola le esportazioni in seno a un’Europa”. Arthouros Zervos, Presidente dell’European Wind Energy Association (EWEA) non fa mistero di quanto il vento europeo abbia fatto in questi anni per i Ventisette.

Mentre il Vecchio Continente continua a combattere contro una crisi resa oggi ancora più complessa dalla crescente quantità di combustibile importato a costi sempre maggiori, l’Ewea, dal palco danese che ospita il suo evento annuale, disegna il quadro della situazione per l’eolico “made in EU”. La puntuale analisi dell’Associazione, riportata nel rapporto “Crescita Verde”, mette in luce un comparto forte, che fra il 2007 e il 2010, ha saputo aumentare in maniera consistente (più 33%) il proprio contributo al prodotto interno lordo (PIL). In particolare, nel 2010 il settore ha registrato una crescita doppia rispetto a quella del PIL europeo, facendo confluire nelle casse di “un’Europa economicamente affaticata” ben 32 miliardi di euro.

A questi ottimi risultati se ne associano altri di tutto riguardo come, il dato occupazionale: un 30% di nuovi posti di lavoro, che ha portato i “wind jobs” vicini a quota 240.000. E l’informazione desta ancora più attenzione se raffrontata alla quota “disoccupazione” all’interno dell’UE, salita invece del 9,6% (Fonte: Eurostat). E ancora, nell’ultimo anno di riferimento, il segmento eolico ha esportato merci e servizi per un valore netto di 5,7 miliardi di euro, contribuito a ridurre i costi del combustibile per una cifra pari a 5,71 miliardi di e investito il 5% del proprio fatturato in R&D – il triplo rispetto alla media UE ; percentuale, quest’ultima, che nel caso dei produttori di turbine eoliche arriva a sfiorare addirittura il 10%.

E l’industria del vento europeo è pronta ad alzare ulteriormente il tiro: entro il 2020 il suo contributo al PIL triplicherà mentre raddoppieranno gli addetti del settore raggiungendo così quota 520.000 e, con molta probabilità, addirittura quota 795.000 nel 2030. Per poter dar corpo a queste previsioni però, esistono dei presupposti fondamentali che devono essere rispettatati e che l’EWEA elenca nel suo rapporto:

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