L'Ewea pubblica il rapporto “Crescita Verde”. Nel triennio fra il 2007 e il 2010 il contributo dell'industria eolica al PIL dell'UE è cresciuto del 33%
Mentre il Vecchio Continente continua a combattere contro una crisi resa oggi ancora più complessa dalla crescente quantità di combustibile importato a costi sempre maggiori, l’Ewea, dal palco danese che ospita il suo evento annuale, disegna il quadro della situazione per l’eolico “made in EU”. La puntuale analisi dell’Associazione, riportata nel rapporto “Crescita Verde”, mette in luce un comparto forte, che fra il 2007 e il 2010, ha saputo aumentare in maniera consistente (più 33%) il proprio contributo al prodotto interno lordo (PIL). In particolare, nel 2010 il settore ha registrato una crescita doppia rispetto a quella del PIL europeo, facendo confluire nelle casse di “un’Europa economicamente affaticata” ben 32 miliardi di euro.
E l’industria del vento europeo è pronta ad alzare ulteriormente il tiro: entro il 2020 il suo contributo al PIL triplicherà mentre raddoppieranno gli addetti del settore raggiungendo così quota 520.000 e, con molta probabilità, addirittura quota 795.000 nel 2030. Per poter dar corpo a queste previsioni però, esistono dei presupposti fondamentali che devono essere rispettatati e che l’EWEA elenca nel suo rapporto:
- Quadri di riferimento stabili, a livello dei vari stati, per quanto riguarda le energie rinnovabili, e decisa implementazione, sempre a livello nazionale, dei requisiti posti per il 2020.
- Una politica energetica post-2020 con obiettivi vincolanti in rapporto alle fonti rinnovabili per il 2030.
- Una rete di distribuzione congiunta e un mercato energetico unitario a livello europeo.
- Un più ambizioso obiettivo (-30%) di riduzione dei gas serra per il 2020.
- Adeguate sovvenzioni da parte dell’UE alla ricerca sull’energia eolica.