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Rapporto IEA, eolico offshore: un’industria da mille miliardi di euro

eolico offshore
Copyright David Dixon (CC BY-SA 2.0)

 

Grazie anche alle nuove piattaforme galleggianti, l’eolico offshore potrebbe diventare nei prossimi 20 anni la principale fonte di approvvigionamento d’Europa

(Rinnovabili.it) – Secondo il rapporto pubblicato oggi dall’International Energy Agency, l’eolico offshore è destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi due decenni. L’IEA rileva nel dettaglio che la capacità eolica globale offshore potrebbe aumentare di 15 volte, attraendo circa mille miliardi di investimenti cumulativi entro il 2040. La crescita sarà guidata dalla riduzione dei costi, dalle nuove politiche governative in fatto di energia rinnovabile e dal supporto di notevoli progressi tecnologici, tra cui la costruzione di nuove turbine più grandi a fondamenta galleggianti. 

 

Ad oggi – chiarisce il rapporto – la capacità eolica offshore nell’Unione europea ammonta a quasi 20 gigawatt e, in base alle attuali politiche, dovrebbe salire a circa 130 gigawatt entro il 2040. Tuttavia, se l’Unione europea raggiungesse l’obiettivo di neutralità carbonica, la capacità totale potrebbe schizzare, entro il 2040, a 180 gigawatt, diventando così la principale fonte di elettricità dell’intero continente. 

 

L’Europa, in ogni caso, non sarebbe la sola ad assistere ad una simile crescita: secondo le stime dell’AIE, anche Cina e Stati Uniti saranno nei prossimi anni tra i principali attori nel campo dell’eolico offshore. Il settore desta parecchio interesse nella Repubblica popolare perchè i parchi eolici offshore possono essere costruiti vicino ai principali centri abitati sparsi nell’est e nel sud del Paese: intorno al 2025, si stima che la nazione avrà la più grande flotta eolica offshore di qualsiasi altro paese al mondo, sorpassando così il Regno Unito (dove nell’ultimo trimestre le rinnovabili hanno per la prima volta nella storia superato i combustibili fossili). Nel dettaglio, la capacità eolica offshore della Cina è destinata ad aumentare dai 4 gigawatt oggi a 170 gigawatt entro il 2040. 

 

Nell’ultimo decennio, due principali aree di innovazione tecnologica, cioè la rivoluzione dello scisto e l’ascesa del solare fotovoltaico, hanno rivoluzionato l’intero sistema, riducendo notevolmente i costi di produzione delle rinnovabili. L’eolico offshore – ha spiegato il direttore esecutivo dell’AIE Fatih Birol presentando il rapporto –  ha tutto il potenziale per fungere da terza rivoluzione in termini di una forte riduzione dei costi”. La promessa è sottolineata dallo sviluppo di turbine galleggianti che potrebbero essere dispiegate più lontano dalla costa e che potrebbero, almeno in teoria,  consentire di soddisfare l’intera domanda di elettricità di numerosi mercati chiave, tra cui l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone. L’eolico offshore attualmente fornisce solo lo 0,3% della produzione globale di elettricità, ma il suo potenziale è enorme – ha aggiunto Birol – Sempre più di quel potenziale è a portata di mano, ma resta ancora molto lavoro da fare da parte dei governi e dell’industria affinché diventi un pilastro delle transizioni verso l’energia pulita”.

 

I governi e gli organi competenti dovranno perciò fornire una visione “a lungo termine”, incoraggiando l’industria e gli investitori a sviluppare nuovi progetti eolici offshore da collegare alle reti elettriche terrestri. In tutto questo, un ruolo altrettanto importante sarà inoltre giocato dalle società attualmente attive nel settore degli idrocarburi, per le quali esistono enormi opportunità commerciali (stimate in circa 400 miliardi di euro) grazie, in particolare, alle competenze maturate in fatto di  offshore, specialmente per quanto riguarda la costruzione e la manutenzione degli impianti in mare. 

Il rapporto è un estratto del World Energy Outlook 2019, che sarà pubblicato integralmente il 13 novembre.

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