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Giappone, via libera a 1,7GW di eolico offshore

Eolico offshore: arriva l’ok per il primo parco degli Stati Uniti
Foto di Jose Antonio Alba da Pixabay

Tokyo vuole 10GW di eolico offshore al 2030

(Rinnovabili.it) – Il Giappone ha assegnato tre concessioni per lo sviluppo di 1,7GW di eolico offshore. Nella seconda asta – la più corposa tenuta finora – il ministero per l’economia, il Commercio e l’Industria nipponico ha dato l’ok a 3 consorzi, tutti guidati da Mitsubishi. L’azienda si è aggiudicata il progetto Yurihonjo da 819MW al largo della prefettura di Akita, dove è situato anche il secondo progetto vinto, Noshiro Mitane Oga, da 478,8MW. Il terzo progetto sorgerà al largo della prefettura di Chiba, avrà una capacità installata di 390,6MW e si chiamerà Choshi. Tutti e tre i progetti vedranno l’installazione delle turbine GE Haliade-X che hanno una capacità individuale di 12,6MW.

Nella prima asta, tenutasi lo scorso giugno, il governo giapponese aveva assegnato appena 16,8MW di eolico offshore per un progetto al largo della prefettura di Nagasaki. L’accelerazione decisa con questi nuovi 1,7GW è necessaria per tenere il ritmo della transizione energetica deciso da Tokyo.

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L’ex primo ministro Yoshihide Suga, a settembre, aveva fissato come nuovo obiettivo nazionale un taglio delle emissioni di gas serra del 46% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2013, con il target di lungo termine di raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo. Riviste al rialzo anche le stime per la quota di rinnovabili nel mix elettrico, che dovrebbe salire al 36-38% rispetto all’obiettivo del 22-24% attuale. Nel primo quarto del 2021 la generazione di elettricità pulita arrivava a 49,5TWh, cioè il 19,6% della produzione nazionale. L’eolico non superava i 5,4TWh.

Nel piano nipponico è proprio l’eolico offshore a giocare un ruolo centrale. Il governo prevede di espandere il settore fino a installare 10GW di nuova capacità entro il 2030, che poi dovrebbero salire a 30-45GW un decennio più tardi. Il boom servirà a tagliare la dipendenza dai combustibili fossili, con il gas che dovrebbe scendere dal 37% del 2020 al 20% nel 2030. Resta invece confermata la scelta del nucleare, ribadita anche dal successore di Suga, Fumio Kishida: l’atomo fornirà il 20-22% del mix elettrico al 2030, il che significa riavviare alcuni reattori fermati dopo l’incidente di Fukushima del 2011 visto che non ci sono i tempi per la costruzione di nuovi impianti, più moderni e sicuri, entro quella data.

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