(Rinnovabili.it) – Ogni anno, da metà agosto a metà novembre, potenti tifoni si abbattono sul Pacifico occidentale e l’Oceano Indiano. Con venti che superano anche i 300 km orari, queste incontrollabili forze della natura sono capaci di lasciare dietro di sé scie di distruzione. Ma c’è chi, nel paese del Sol Levante, è convinto di poter domare tali tempeste sfruttando la loro energia. Parliamo dell’ingegnere Atsushi Shimizu, creatore di una nuova turbina eolica capace, a suo dire, di imbrigliare la potenza dei venti di burrasca senza subire danni.
Shimizu ha spiegato alla CNN: “Per decenni, il Giappone ha prodotto turbine eoliche in stile europeo, non progettate per le zone geografiche dove si formano i tifoni, né istallate con le giuste attenzioni”. Il risultato? Severi danni strutturali nell’integrità dell’aerogeneratore.
Per risolvere il problema nel 2013, Shimizu ha lasciato il suo lavoro e fondato la società tecnologica Challenergy con cui si è aggiudicato il finanziamento per realizzare la prima turbina eolica “a prova di tifone”.
Come funziona la turbina eolica a prova di tifoni?
L’ingegnere e la sua squadra hanno apportato due cambiamenti fondamentali alla progettazione dell’eolico tradizionale: in primo luogo, hanno realizzato un asse verticale omnidirezionale in grado di sopportare modelli di vento imprevedibili del Giappone. Poi hanno incorporato l’effetto Magnus – la forza laterale responsabile della variazione della traiettoria di oggetto rotante in un fluido in movimento. Quando l’oggetto gira su se stesso, crea una zona di pressione superiore ed inferiore e la direzione in cui ruota manipola la velocità dell’aria che esso attraverso.
Il concept della Challenergy è stato realizzato sostituendo le classiche pale con tre cilindri rotanti verticali (dotati di una pinna) collegati ad un montante centrale. In questo modo, i tecnici sono convinti di poter regolare la tenuta dell’albero centrale, fornendo più controllo sulla velocità con cui girano le pale. Quando il team ha simulato le condizioni di test in laboratorio, nel mese di luglio 2015, la nuova turbina ha mostrato un’efficienza del 30%. Si tratta di un risultato positivo ma che ancora non soddisfa, dal momento che gli aerogeneratori tradizionali vantano efficienze del 40% (anche se, ovviamente, non possono lavorare con venti forti).
L’obiettivo della start-up è ovviamente portare al massimo la resa. Secondo Atlantic Oceanographic & Meteorological Laboratory un tifone nel pieno della sua forza è in grado di produrre un quantitativo di energia cinetica “equivalente a circa la metà della capacità di generazione elettrica in tutto il mondo”. Quindi, aggiunge Shimizu, basterebbe un tifone per alimentare il Giappone per 50 anni.