Nei primi nove mesi dell’anno in Italia sole e vento hanno raggiunto un massimo storico mentre calano i consumi di energia primaria
(Rinnovabili.it) – Meno carbone, più fotovoltaico ed eolico. Si potrebbero riassumere così i primi nove mesi italiani del 2016. Secondo l’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano curata dall’ENEA, in questo lasso di tempo le fonti rinnovabili non programmabili hanno coperto il 14% della domanda di energia elettrica nazionale: un massimo storico registrato a fronte di un calo dei consumi di energia primaria (-2%) rispetto allo stesso periodo del 2015.
In realtà molto del lavoro l’hanno svolto l’energia eolica e la diminuzione della produzione fossile, dal momento che nel solare si è registrato un significativo calo di generazione: meno 10% nei nove mesi da gennaio a settembre. Il motivo? In parte è dovuto alle condizioni climatiche del periodo, come già esplicitato dal GSE nei giorni scorsi. Un ruolo, tuttavia, va dato anche alla possibile presenza di criticità nella performance degli impianti. Secondo i dati elaborati dall’Enea il capacity factor medio degli impianti è sceso dal 15% del 2015 al 14% circa del 2016.
L’altro calo significativo nei primi nove mesi di quest’anno è quello della produzione idroelettrica (meno 6,3%). “Il terzo trimestre 2016 è stato il settimo trimestre consecutivo di scostamento negativo rispetto ai valori medi trimestrali, un dato che può indurre qualche primo interrogativo sulla possibilità di una componente strutturale nella ridotta idraulicità”, scrive l’Enea. Nel complesso la quota di energia elettrica prodotta da tutte le fonti green si conferma intorno al 41%.
“L’analisi evidenzia una novità rilevante rispetto al trend degli ultimi anni, ovvero la diminuzione dei consumi e delle emissioni, pur in presenza di un lieve aumento del PIL. Si tratta di un’inversione di tendenza perché fino ad oggi, l’Italia è stato il solo Paese, tra le maggiori economie Ue, in cui un contributo significativo alla riduzione delle emissioni è venuto dalla crisi”, spiega Francesco Gracceva, dell’Unità Studi e Strategie ENEA, responsabile del gruppo di ricerca che cura l’analisi. “Con questo trend, a fine anno si stima una riduzione delle emissioni del 29% rispetto al 2005, in linea con gli obiettivi di riduzione fissati per il 2020 dalla SEN e con i target in discussione per il 2030”.