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Eolico: il referendum mette a rischio gli investimenti in Scozia

Eolico il referendum mette a rischio gli investimenti in Scozia 300(Rinnovabili.it) – Se in Scozia vincono i sì, gli investimenti nell’eolico saranno in bilico. Si decide in queste ore il destino, almeno a breve termine, delle energie pulite nel Regno Unito. Sviluppatori e banche sono in fibrillazione, nella spasmodica attesa di capire quale via sceglierà la nazione del kilt con il referendum di oggi. Se vincessero gli indipendentisti, il comparto delle rinnovabili potrebbe subire un tracollo a causa dell’incertezza sulla prossima struttura del mercato energetico e degli incentivi. Una ricerca di Bloomberg New Energy Finance sostiene che una vittoria dei sì complicherebbe i negoziati fra Scozia e Uk a causa di una contrattazione improvvisamente più complessa. Problema che potrebbe durare mesi, se non di più.

 

«Durante questo periodo di trattative – prospetta l’analista Keiron Stopforth – chi investe in energie rinnovabili sarebbe più scettico circa le prospettive future, ritardando inevitabilmente le proprie decisioni. Questi rinvii potrebbero coinvolgere progetti su tutto il Regno Unito per un periodo indefinito».

 

Ma il contraccolpo più grave si avvertirebbe in Scozia, dove il progetto da 3,4 miliardi di dollari per l’eolico offshore, supportato dal Dipartimento britannico dell’Energia, potrebbe essere procrastinato. Non solo: Bloomberg ha rilevato che Inghilterra e Galles sono abbastanza autonomi energeticamente dalla Scozia: nel 2012 soltanto il 4% del loro consumo elettrico derivava da importazioni scozzesi. A causa del più basso livello di generazione e del più scarso sviluppo delle reti, sarebbe ancora una volta la Scozia il primo perdente dopo la secessione.

 

Eppure sembrava che lo Stato avesse preso una decisa piega “green”: nel 2013, infatti, aveva generato grazie alle rinnovabili l’equivalente del 47% del consumo elettrico domestico. La maggior parte proveniva da eolico di terra e idroelettrico, ma il governo aveva dichiarato che entro il 2020 questa quota avrebbe dovuto toccare il 100%. Oggi non sembra più così probabile: i progetti di eolico offshore hanno già subito dei ritardi, i partiti indipendentisti puntano sul fracking e lo spettro del referendum non permette agli investitori di dormire sonni tranquilli.

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