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PGE e Orsted inaugurano l’eolico offshore polacco

Eolico offshore: la Polonia prepara i primi 2,5GW con PGE e Orsted
Foto di Norbert Pietsch da Pixabay

Firmato l’accordo per due progetti da 2,5 GW complessivi

(Rinnovabili.it) – La statale polacca PGE e la danese Orsted lavoreranno insieme sull’eolico offshore nel mar Baltico. L’accordo firmato il 10 febbraio prevede lo sviluppo congiunto di due progetti che avranno una capacità complessiva di 2,5 GW. La stretta di mano arriva a meno di un mese dall’approvazione in Polonia della prima legge sull’eolico offshore ed è pienamente in linea con le priorità indicate da Varsavia nella sua nuova politica energetica appena presentata.

Gli obiettivi del governo polacco sull’energia dal vento sono ambiziosi. Per la fine del decennio Varsavia mira ad installare almeno 3,8 GW. La capacità sarà portata a 10 GW entro il 2040 e a 28 GW entro il 2050. Un volume in grado di rendere la Polonia il più grande mercato per l’eolico offshore nel Baltico.

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L’accordo mette la PGE sulla buona strada per centrare i suoi obiettivi sulle rinnovabili. L’azienda infatti punta a gestire almeno 6,5 GW di eolico nel Baltico nei prossimi 20 anni. E’ il capisaldo della transizione energetica della compagnia, che al momento genera elettricità principalmente dalla combustione di lignite e carbone. Il grosso dovrà essere realizzato nel prossimo decennio, stando al documento programmatico del governo in cui si indica come obiettivo nazionale 5,9 GW già nel 2030.

Parallelamente, la Polonia programma un calo della quota di carbone nel mix elettrico nazionale al 56% entro il 2030 dall’attuale 72%. E un obiettivo di 23% di rinnovabili nel consumo finale lordo di energia sempre entro i prossimi 10 anni.

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Il mercato polacco dell’eolico offshore sta catalizzando l’attenzione di molti player del settore. In prima linea, oltre a Orsted, ci sono anche la tedesca RWE, la spagnola Iberdrola, la svedese Vattenfall. La Polonia è l’unico membro dell’Unione Europea che non ha sottoscritto l’impegno a raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2050. Una scelta dettata principalmente dal timore che ritmi troppo accelerati nella transizione energetica potessero svantaggiare l’industria nazionale e creare non pochi problemi al governo.

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