(Rinnovabili.it) – I costi si abbassano, gli incentivi si alzano e anche per la Shell, fino a qualche anno fa convinta del contrario, investire nell’eolico offshore “di casa” diventa accettabile. Il gruppo anglo-olandese è a capo del consorzio internazionale che ieri si è aggiudicato la prima di tre aste indette dal governo olandese. Cuore della gara, lo sviluppo eolico che Amsterdam ha pianificato nelle sue acque da qui al 2030 e che dovrebbe portare al Paese un totale di 2,1 GW di energia pulita offshore.
L’asta per i primi 700 MW ha confermato le rosee aspettative del Governo: il ministero olandese degli Affari economici ha ricevuto 26 offerte per le aree di sviluppo Borssele III e IV da sette società e consorzi. Il merito di tanto interesse? Nel caso specifico, se non consideriamo la pressione degli azionisti Shell affinchè il gruppo imposti una strategia a lungo termine al di là delle fossili, va considerata la chiara e rassicurante strategia energetica nazionale che unitamente all’alta produttività dei siti e a costi operativi e tecnologici nettamente minori rispetto a qualche anno fa, rendono il progetto davvero allettante.
A spuntarla sulle altre è stata l’offerta di 54.50 euro per megawattora presentata da Royal Dutch Shell in partnership con Eneco, Van Oord e Mitsubishi / DGE. La precisa localizzazione delle aeree non è stata ancora rivelata. Per ora si è appreso solamente che saranno a 22 km dalla costa e in prossimità dei parchi Borssele I e II, progetto aggiudicato dalla danese Dong Energy a 72,70 € / MWh nel mese di luglio 2016. La nuova gara porta così a una riduzione del 25% dei costi dell’eolico offshore – esclusi quelli di trasmissione – rispetto all’asta precedente. Il ministro Henk Kamp è convinto che il prezzo porterà a gestire il parco senza alcun sussidio governativo dopo 7 anni e mezzo.
“Se il prezzo dell’elettricità si dovesse sviluppare come ci aspettiamo, in poco più di sette anni non saranno più necessari incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti eolici off-shore”, ha commentato Kamp. Alta concorrenza, bassi tassi d’interesse e una grande capacità hanno portato i prezzi d’esercizio ai minimi storici (sebbene il record rimanga all’impianto offshore della Danimarca). Per le casse del governo questo significherebbe dover sborsare diversi miliardi di euro in meno rispetto al previsto.