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Cresce l’entusiasmo sull’eolico offshore, ma abbiamo abbastanza navi cantiere?

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Navi cantiere e di supporto per l’eolico offshore, domanda in crescita

(Rinnovabili.it) – Si prospettano ottimi tempi per l’eolico offshore a livello mondiale. Il mercato, già oggi in piena crescita, è pronto ad accelerare ulteriormente il suo sviluppo entro la fine del decennio. E, secondo i piani nazionali e aziendali, la capacità installata globalmente passerà dai 57 GW del 2021 ad oltre 315 GW del 2030. Di cui quasi la metà solo in Europa.

Di fronte a trend così rapidi e consistenti sorge una domanda: avremo anche abbastanza navi specializzate? La risposta arriva dal nuovo rapporto presentato ieri in Polonia da WindEurope e la Polish Wind Energy Association. Il documento si concentra sui Foundation Installation Vessels (FIV), i Wind Turbine Installation Vessels (WTIV), i Cable Laying Vessels (CLV) e i Service Operation Vessels (SOV); rispettivamente le imbarcazioni impegnate nell’installazione delle fondamenta dei parchi eolici, quelle per il trasporto e l’installazione delle turbine, quelle per la posa dei cavi e le imbarcazioni utilizzate per le attività di esercizio e manutenzione.

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 In realtà il rapporto è focalizzato sulle necessità del Mar Baltico, in cui sono stati già pianificati 35 GW di eolico offshore per la fine del decennio. Ma nel complesso fornisce un’interessante cartina tornasole per il settore globale.

Secondo gli autori il mercato andrà incontro ad una carenza di navi specializzate di tipo FIV e WTIV già entro il 2024 e il 2025. Con un picco di domanda tra il 2028 e il 2030, accompagnato da nuove sfide tecniche (gli aerogeneratori stanno aumentando di peso e dimensioni). Per i CLV il divario tra domanda e offerta sarà ancora maggiore nei prossimi otto anni, mentre la disponibilità di navi di supporto e manutenzione non dovrebbe rappresentare un problema, dal momento che la loro costruzione è tecnicamente più semplice. “Se l’Europa investe ora nella sua flotta FIV, WTIV e CLV – scrive WindEurope – le peggiori carenze nel periodo 2028-2030 possono ancora essere evitate. Se fallisce, la costruzione dell’eolico offshore nel Mar Baltico e altrove potrebbe subire ritardi significativi. Pertanto il rapporto esorta i governi ad affrontare l’incombente carenza il prima possibile”.

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