Gli ultimi dati sull’eolico offshore mondiale
(Rinnovabili.it) – Oggi nel mondo il vento fa girare le pale di ben 17 GW di eolico offshore. Questa infatti è la capacità cumulata raggiunta a livello globale nel 2017. I dati appartengono al nuovo report di Navigant Research Offshore Wind Market e Project Assessment 2017, che analizza i trend mondiali dell’energia del vento. In un solo anno il settore ha aggiunto altri 3,3 GW alla rete e ne ha 7,9 GW già in fase di sviluppo.
A onor del vero, va sottolineato che la quasi totalità della crescita si trova in Europa: mercato numero uno quando si parla di wind farm in mare aperto, il Vecchio continente ha allacciato alla rete nel 2017 3,2 GW (dato di WindEurope) e oggi possiede nelle sue acque 15,8 GW dei 17 totali, ossia il 4 della potenza installata.
Per ora dunque i Paesi europei, con le giuste differenze, dominano incontrastati, e l’unico grande competitor da temere per il futuro sembra essere la Cina. Gli autori prevedono per i prossimi anni uno sviluppo importante che toglierà spazio all’eolico a terra. Nello specifico, stimano un C.A.G.R., ossia un tasso di crescita annuale composto, dell’11,1% tra il 2017 e il 2022.Questo significa che la capacità cumulativa dovrebbe superare i 40,6 GW entro la fine del 2022.
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La Cina e gli Stati Uniti si ritaglieranno una fettina di questa espansione, grazie soprattutto agli incentivi forniti alla tecnologia. In Europa invece l’eolico offshore sta divenendo una delle fonti elettriche più convenienti e appetibili. Le aste sono già riuscite in diversi casi a eliminare i sussidi governativi anche se il mercato europeo è per lo più in mano a Gran Bretagna, Germania, Belgio, Finlandia e Francia. E mentre i costi dell’energia e delle tecnologia diminuiscono, la dimensione media delle nuove turbine cresce, raggiungendo i 5,9 MW, un aumento del 23% rispetto al 2016. Nel 2017 è aumentata anche la dimensione media dei nuovi parchi eolici offshore: circa 493 MW, più del 34% in confronto al 2016. Allo stesso modo aumentano i fattori di capacità aumentano. Ci sono progetti in Europa che operano già con fattori del 54% (Anholt 1, Danimarca) o addirittura del 65% (Dudgeon, Regno Unito).