Nella Nuova Strategia Industriale del Regno Unito un capitolo è dedicato al futuro energetico e in particolar modo, alle prospettive dell'eolico offshore
(Rinnovabili.it) – I record di Natale dell’eolico offshore scozzese non sono l’unica buona notizia che proviene dal vento britannico. Il settore è maturato rapidamente e oggi il Regno Unito può contare su costi dell’energia eolica marina ridotti quasi di un terzo rispetto quattro anni fa. A renderlo noto è l’Offshore Renewable Energy Catapult (ORE), istituto di ricerca marina, che in un report rivela come l’LCOE sia calato ad una velocità inaspettata. Secondo lo studio, infatti, le fattorie eoliche in mare avrebbero raggiunto l’obiettivo del Governo britannico – scendere sotto le 100 sterline per MWh – ben quattro anni prima del previsto. I nuovi progetti avrebbero raggiunto un costo medio livellato dell’energia di 97 sterline al MWh (circa 112 euro) già alla fine del 2015. Valore che si aggirava invece intorno alle 142 £/MWh nel periodo 2010-2011.
È vero che le turbine britanniche sono ancora lontane dai valori da primato segnati nel Mar Baltico o nelle aste olandesi, ma l’industria, e non solo quella UK, è al lavoro per apportare ulteriori riduzioni ai costi, anche attraverso l’ottimizzazione degli aerogeneratori (stanno diventando più grandi e più potenti) e le operazioni di montaggio e manutenzione.
Secondo il ministro per l’energia Jesse Norman, i progressi della nazione dell’eolico offshore lo hanno reso una destinazione attraente per gli investimenti rinnovabili.
“Questo settore, oggi in crescita, sarà una parte importante della nuova strategia industriale del governo e sarà sostenuto da 730 milioni di sterline l’anno concesse alle rinnovabili nel corso di questo parlamento”, ha commentato Norman. La nazione lancerà una seconda asta per nuovi progetti eolici marini nel corso di quest’anno e Londra prevede di poter ridurre ulteriormente il costo dell’energia grazie alla concorrenza delle offerte.
Senza contare che nel 2016, il vento ha battuto per la prima volta il carbone producendo più energia: 11,5% contro 9,2% nel mix elettrico nazionale. Secondo l’analisi della Carbon Brief questo significa anche che le emissioni di CO2 da produzione di energia elettrica nel Regno Unito sono diminuite di circa il 20% nel 2016, essendo stato il carbone in gran parte sostituito da gas (a emissioni più basse).