Carbon Trust testerà questa estate il primo "martello ad acqua" per installare gli aerogeneratori in mare aperto. Il macchinario dovrebbe ridurre rumori e costi
Un “martello ad acqua” per l’eolico offshore
(Rinnovabili.it) – Non basta produrre energia senza emissioni o inquinanti per essere potersi definire “sostenibili”. Un concetto che è ben chiaro al mondo dell’eolico: accanto alla continua corsa verso turbine più grandi e potenti, l’industria riserva sempre più spazio alla ricerca sull’impatto ambientale. In questo contesto si inserisce l’ultimo progetto di Carbon Trust, associazione britannica nata proprio con l’obiettivo di aiutare aziende e organizzazioni a ridurre la propria impronta di carbonio.
La società ha annunciato in questi giorni il lancio di Blue Pilot, progetto dimostrativo su larga scala volto a ridurre i rumori subacquei prodotti dai lavori di costruzione dell’eolico offshore. L’iniziativa schiererà il “25m Blue Hammer”, un nuovo tipo di battipalo sviluppato dalla olandese Fistuca BV, spin-off dell’Università di Tecnologia di Eindhoven. Il macchinario dovrebbe diminuire i livelli di rumore subacqueo di 20 dB, riducendo contemporaneamente del 90 per cento i ‘danni da fatica’ sul palo stesso.
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Per ottenere ciò il sistema sfrutta il peso di una colonna d’acqua: il blue hammer è costituito da un grande serbatoio cilindrico che viene riempito con l’acqua di mare, contenente al suo interno anche una camera di combustione aperta. L’energia per guidare “i colpi del martello” viene creata bruciando il gas che a sua volta accelera la colonna d’acqua. Il sistema – spiega Carbon Trust in una nota stampa – consente anche di saldare l’acciaio secondario, ossia tutti componenti come la piattaforma di lavoro, scale o sistemi di accesso alla torre eolica prima dell’installazione, semplificando così il processo, riducendo i costi e migliorando la sicurezza. Secondo una prima stima elaborata da Carbon Trust, il progetto potrebbe produrre risparmi da 33 a 40 milioni di euro lungo tutta la vita di un parco eolico offshore da 720 MW. Cio significa che ridurrebbe di 0,9-1,2 euro il MWh il costo livellato dell’energia (LCOE). I primi test su larga scala della nuova tecnologia sono in programma per questa estate.