Dal 2006 al 2013 sono stati presentai ben 15 progetti di eolico offshore, per un totale di circa 2.500 MW, quantitativo sufficiente a soddisfare i fabbisogni elettrici di 1,9 milioni di famiglie. Che fine hanno fatto?
(Rinnovabili.it) – Se si tratta di trivellare il Mediterraneo per tirar su le poche riserve di idrocarburi nascoste nei fondali, il governo riesce a fare veri e propri miracoli normativi in pochissimo tempo. Se al centro della discussione c’è invece l’eolico offshore, la faccenda prende tutta un’altra piega e i progetti presentati per raggiungere gli obiettivi del PAN vengono abbandonati in un cassetto. Premesso che la corsa allo sfruttamento delle acque italiane è preoccupante sia che si tratti di trivelle che di turbine, non si può non notare la grande disparità di trattamento, soprattutto comparando le due tipologie di produzione energetica: limitata a 10 milioni di tonnellate di petrolio nel primo caso, e illimitata nel secondo.
Dal 2006 al 2013 sono stati presentai ben 15 progetti di eolico offshore, per un totale di circa 2.500 MW, quantitativo sufficiente a soddisfare i fabbisogni elettrici di 1,9 milioni di famiglie. Cosa è successo a questi progetti? La risposta arriva dal nuovo dossier di Legambiente che spiega come, contrariamente a quanto avviene in paesi come la Francia, la Spagna o la Germania, in Italia sia diffusa “una paurosa incertezza normativa” per gli impianti eolici off-shore.
“Non esistono regole per valutare i progetti, per escludere le aree da tutelare, per informare i cittadini; in mare non valgono neanche le linee guida approvate per gli impianti a terra. L’assenza di regole chiare è tale per cui le Soprintendenze hanno bocciato progetti eolici off-shore posizionati a diversi chilometri dalla costa o, addirittura come a Taranto, posti di fronte all’impianto siderurgico dell’Ilva. Per motivi estetici e senza che vi siano riferimenti di alcun tipo da seguire nell’analisi dei progetti. Tutti i progetti presentati si sono, così, scontrati con problemi di autorizzazione da parte di enti locali, Regioni, Soprintendenze e ministero dei Beni culturali, anche in caso di Valutazione d’impatto ambientale positiva. L’unica possibilità rimane allora la decisione del Consiglio dei ministri, per dirimere i contrasti tra gli organi dello Stato”, spiega Legambiente. Non si tratta, afferma l’associazione, esclusivamente di un problema di procedure. A infierire sul comparto, che aspetta da tempo chiarezza da parte del Governo su questo blocco, è anche la decisione di togliere gli incentivi agli impianti eolici offshore. Nella bozza del decreto FER elettriche non è previsto infatti alcun intervento per questa tipologia di fonti rinnovabili, e a beneficiarne saranno gli inceneritori e mega impianti a biomasse a cui sono garantiti generosi incentivi per 20 anni.