Il 2022 è stato un anno record per le installazioni nel Vecchio Continente, nonostante i problemi all'economia e alle catene di fornitura
Pubblicato il report 2022 “Energia eolica in Europa”
(Rinnovabili.it) – Il 2022 è stato un buon anno per l’eolico in Europa. Non altrettanto per l’eolico in Italia, ma il Belpaese, al netto di tutti i problemi, mantiene un 7° posto nella classifica continentale della potenza totale cumulata. E un 10° se si guarda solo quella aggiunta lo scorso anno. I dati appartengono a “Energia eolica in Europa. Statistiche 2022 e Prospettive per il 2023-2027” (pdf), il rapporto annuale curato da Wind Europe. Il documento presentato stamane, offre una panoramica esaustiva per l’anno appena concluso mostrando come il Vecchio Continente abbia aumentato di 19,2 GW la propria capacità installata, di cui 16 GW legati ad installazioni nella sola Unione Europea. Il dato è del 4% superiore al risultato 2021, anno in cui la nuova potenza eolica è stata di circa 18,3 GW.
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Eolico in Italia e negli altri paesi europei
A fare la parte del leone è come sempre la Germania con 2,74 GW di nuovi impianti eolici. Di questi 2,4 GW erano turbine terra, 342 MW aerogeneratori in mare, tutti appartenenti all’impianto Kaskasi nel Mare del Nord.
Seguono Svezia (2,44 GW), Finlandia (2,43 GW), Francia (2,07 GW) e Regno Unito (1,68 GW). Quest’ultimo però si fa notare nel segmento offshore: ben 1,17 GW della nuova capacità eolica installata nel 2022 appartiene ad impianti in mare. L’eolico in Italia non ha fatto certo gli stessi miracoli. Lo scorso anno abbiamo installato 526 MW di nuova capacità eolica, riuscendo però a farci notare con i primi 30 MW off-shore. Parliamo della centrale Beleolico a largo delle coste di Taranto.
Complessivamente le nuove aggiunte hanno portato la capacità totale cumulata dell’Europa a quota 255 GW per la fine del 2022. Altro dato essenziale, quello sul decomissioning. Lo scorso anno 454 MW di energia eolica sono stati dismessi. I lavori hanno riguardato soprattutto Germania (266 MW), Paesi Bassi (80 MW), Austria (39 MW) e Danimarca (27 MW).
Se si analizzano i dati lato mix elettrico nazionale, le classifiche cambiano inevitabilmente. La Danimarca e l’Irlanda vantano attualmente la quota più alta eolico nella propria domanda elettrica rispettivamente con il 55% e il 34%. Buone performance anche nel Regno Unito (28%), Germania (26%), Portogallo (26%), Spagna e Svezia (entrambi 25%). L’eolico in Italia, con i suoi 11,8 GW installati cumulativamente, ha invece coperto il 7% del mix elettrico nazionale.
Perché l’eolico italiano non decolla?
L’eolico in Italia non decolla e la causa è semplice: la grande incertezza che domina sul comparto. Tra lungaggini burocratiche, conflitti di competenze e ritardi normativi (il decreto FER2 sembra scomparso nel nulla), gli sviluppatori tentennano. Non meraviglia dunque sapere che nel 2022 l’Italia ha visto aggiudicati solo 213 MW eolici, degli oltre 5,7 GW messi in gara. “Il prezzo di esercizio medio ponderato delle aste aggiudicate è stato di € 64,2/MWh”, rivela il report. Allo stato attuale non promette bene neppure il futuro. L’eolico italiano dovrebbe aggiungere volumi limitati di capacità nei prossimi cinque anni. La maggior parte onshore (3,6 GW), con un contributo minimo delle centrali in mare (0,8 GW).
Il futuro dell’eolico in Europa
Nel complesso il rapporto di WindEurope mostra un trend positivo anche se piuttosto debole rispetto agli obiettivi della transizione ecologica, che ha tenuto testa alle difficoltà del periodo, tra ritardi nella supply chain, rincari dei materiali e incertezze finanziarie. E nel futuro a breve termine? Wind Europe stima che l’eolico in Europa installerà 129 GW nel periodo 2023-2027, di cui 98 GW entro i confini UE. E tre quarti delle nuove aggiunte saranno rigorosamente on-shore.
Ma l’associazione ci tiene a sottolineare quanto, soprattutto per l’Unione Europea, servano nuove spinte e supporti per mantenere fede agli obiettivi autoimposti per la fine del decennio. E individua tre aree su cui accelerare l’azione:
- la semplificazione di norme e iter autorizzativi;
- una nuova stabilità per gli investitori;
- investimenti nella catena del valore dell’eolico. Dalle fabbriche alle reti dai porti ai macchinari specialistici per l’installazione delle turbine, passando per una nuova forza lavoro qualificata.
“I governi stanno iniziando a semplificare le regole e le procedure di autorizzazione per le nuove energie rinnovabili”, afferma Giles Dickson, CEO di WindEurope. “La Germania fa da apripista. Hanno raddoppiato il loro tasso di nuovi permessi eolici onshore rispetto a tre anni fa. Il loro tempo medio di autorizzazione è sceso a due anni. Altri devono seguire l’esempio. L’autorizzazione è ancora il collo di bottiglia numero uno per l’espansione dell’eolico in Europa”.
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