(Rinnovabili.it) – Basta a un’aggressione selvaggia del territorio e all’installazione indiscriminata di aerogeneratori, anche in zone non favorite dalla ventosità. È questo, in sintesi, il grido di denuncia sollevato da un gruzzolo di associazioni e movimenti (Altura, Amici della Terra, Comitato Nazionale per il Paesaggio, Comitato per la bellezza, Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia, Movimento Azzurro) favorevoli a imporre uno stop al settore che, a loro avviso, rischia di degradare in modo irreversibile il territorio: l’eolico. Schierandosi contro le “vesti stracciate” di ANEV e Legambiente, che proprio qualche giorno fa avevano espresso la loro preoccupazione per gli effetti che potranno avere i risultati delle Aste competitive a ribasso pubblicati dal GSE, il gruppo di associazioni si appella ai partiti e ai candidati nella speranza di una nuova rotta.
“È successo che una quota del contingente previsto nelle Aste – si legge nel comunicato diffuso – non è stato assegnato perché molti produttori non hanno potuto concorrere alla gara in quanto privi dell’affidabilità patrimoniale necessaria a ottenere il credito bancario richiesto”; elemento che per i firmatari dell’informativa diffusa dimostrerebbe il caos e l’approssimazione con cui sono stati concessi gli incentivi alle FER. Perplessi sulle politiche messe in atto fino a oggi, le associazioni accusano gli incentivi alle FER di aver sottratto circa 11 miliardi alle tasche degli italiani, “un prelievo – dicono – che proseguirà per 20 anni con oltre 12 miliardi all’anno (6,7 per fotovoltaico e 5,8 per le altre FER, tra cui l’eolico in misura prevalente)”. La loro speranza è che il Governo azzeri ulteriori incentivi a nuovi o rinnovati impianti eolici.