Il progetto dell’azienda Cerulean Winds specializzata in parchi eolici flottanti
(Rinnovabili.it) – Le rinnovabili scozzesi sono pronte ad aprire un nuovo capitolo con l’eolico galleggiante. Cerulean Winds ha in programma di installare nel Mare del Nord un parco composto da 200 turbine flottanti per una capacità complessiva di 3 GW. Il progetto ha un valore di circa 14 miliardi di dollari e al momento è in attesa di approvazione da parte di Marine Scotland, l’ente che gestisce i mari e le risorse marine scozzesi e che deve dare l’ok all’uso del fondale.
Il parco eolico galleggiante sorgerà a ovest delle isole Shetland e nel settore centrale del Mare del Nord e l’elettricità prodotta servirà principalmente due scopi. Il primo è alimentare le infrastrutture offshore per l’estrazione di petrolio e gas che sono presenti nell’area. Questa destinazione secondo le previsioni impegnerà più o meno metà della capacità installata totale. L’altro 50%, pari a 1,5 GW, sarà invece destinato ad alimentare degli impianti onshore per la produzione di idrogeno verde tramite elettrolisi dell’acqua.
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Quanto alle tempistiche, se approvato il progetto potrebbe entrare in fase di installazione già nella prima metà del 2022 e la messa online potrebbe arrivare nel 2024. Secondo Cerulean Winds, il progetto non avrà bisogno di sussidi o di contratti per differenza (CfD). Lo schema dei CfD costituisce il principale meccanismo con cui Londra sostiene la generazione di elettricità a basse emissioni di carbonio. Tali strumenti incentivano gli investimenti nelle energie rinnovabili fornendo agli sviluppatori una protezione diretta dalla volatilità dei prezzi all’ingrosso.
Inoltre, sempre secondo l’azienda, le turbine eoliche galleggianti riusciranno a fornire energia verde alle piattaforme offshore a un prezzo inferiore rispetto a quello dell’attuale generazione di turbine a gas. Su questo punto Cerulean Winds innesta l’argomento secondo cui il progetto aiuterebbe la decarbonizzazione del settore oil&gas, sempre più pressante con i nuovi obiettivi climatici britannici, e salvaguarderebbe 160mila posti di lavoro nel comparto idrocarburi mentre contribuirebbe a crearne altri 200mila nell’eolico galleggiante e nell’idrogeno nei prossimi 5 anni.
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