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Eolico galleggiante nel mare di Sicilia, la benedizione degli ambientalisti

eolico galleggiante
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Necessario un percorso chiaro e trasparente d’informazione e confronto per ogni progetto eolico

(Rinnovabili.it) – Sì al futuro maxi parco eolico galleggiante nel mare di Sicilia. Ma con le dovute valutazioni e i necessari accorgimenti per far sposare la produzione energetica con la protezione della natura. Si potrebbe riassumere così la posizione delle tre principali associazioni ambientaliste nei confronti della centrale offshore da 2,9 GW proposta da Toto holding e la sua controllata Renexia. Lo scorso anno, le società hanno presentato il progetto al Ministero della Transizione ecologica (ex-Ambiente) e fin da subito si sono attirate diverse critiche. Le dimensioni e l’area scelta per l’installazione hanno fatto storcere il naso a molti, nonostante gli accorgimenti annunciati per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.

Il maxi impianto ha tuttavia ottenuto il consenso Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia che oggi spiegano perché sia giusto accantonare i pregiudizi e preconcetti sulla tecnologia dell’eolico galleggiante. Le nuove piattaforme flottanti per le turbine offshore, spiegano le tre associazioni “ampliano notevolmente le potenzialità di utilizzo dell’energia eolica nei mari italiani, allontanandone tra l’altro di molte miglia dalle coste l’istallazione. La convinzione è che il settore possa dare un importante contributo alla decarbonizzazione nazionale e della Sicilia, con una ricaduta occupazionale “non indifferente”. “Per la caratura degli investimenti stanziati, per la dimensione del progetto e per” la possibilità di “contribuire alla mitigazione dell’LCOE a beneficio delle economie di scala […], è quindi una proposta che accogliamo favorevolmente”.

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Ma non si tratta di un sì ad occhi chiusi. Consapevoli che il futuro maxi parco eolico galleggiante ricadrà su un’area di estrema delicatezza ambientale e di importanza internazionale per la presenza di rotte migratorie, Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono specifiche garanzie. A partire dall’inclusione della minimizzazione delle modifiche dell’habitat bentonico in fase di cantiere e di esercizio; e del ripristino degli ambienti alterati nel corso dei futuri lavori di costruzione e la restituzione alla destinazione originaria delle aree di cantiere, nonché la possibilità di individuare nell’ampia zona marina coinvolta aree di ripopolamento di flora e fauna.

“Ci aspettiamo inoltre, – si legge nella nota stampa condivisa – che gli studi previsti sulle rotte degli uccelli migratori siano rigorosi, utilizzando sia le esperienze maturate in altri Paesi (sulla minimizzazione degli impatti) sia competenze scientifiche di valore indiscusso. Chiediamo che anche la destinazione dell’intera area ad un parco marino innovativo possa conciliare esigenze di tutela e monitoraggio costante, con quelle di una produzione energetica pulita”.

Le tre realtà guarda anche al futuro del comparto, domandando che sia garantito  per questo progetto e per quelli futuri “un percorso chiaro e trasparente d’informazione e confronto con le istituzioni nazionali e locali, e gli stakeholder territoriali”. Un modo, spiegano, per approfondire e affrontare criticità e potenzialità di questi impianti per le economie e i territori coinvolti.

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