Il rapporto della Community Floating Offshore Wind
(Rinnovabili.it) – L’eolico offshore galleggiante rappresenta la soluzione più adatta per scalare la capacità installata delle fonti rinnovabili con il minor impatto sull’ambiente. E nel caso dell’Italia potrebbe fornire più del 60% del potenziale di energia verde totale. Generando al contempo significative esternalità positive sui territori locali. Per la precisione si stima che ogni euro di Valore Aggiunto generato nella filiera dell’eolico galleggiante in Italia ne attivi altri 1,9 nel resto dell’economia nazionale.
A riferirlo è il nuovo rapporto strategico pubblicato oggi dalla Community Floating Offshore Wind, il progetto lanciato a inizio 2023 da The European House – Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Ad un anno di distanza il gruppo si è ritrovato allo stesso tavolo con oltre 50 vertici di aziende e istituzioni per fare il punto della situazione ed evidenziare le opportunità di questa tecnologia per l’industria nostrana. Il documento presentato analizza le potenzialità a partire da 10 falsi miti che circondano il segmento. Ma soprattutto individua i tasselli mancanti, gli elementi politici, normativi e di governance con cui garantire significativi investimenti a lungo termine nel settore.
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Eolico galleggiante in Italia: progetti, aree e benefici
Partiamo da un dato. Al momento l’eolico galleggiante italiano non conta alcun impianto in esercizio ma i progetti in cantiere abbondano. Renantis assieme a BlueFloat Energy sta sviluppando 5,5 GW di parchi eolici marini “senza fondamenta fisse” e si si guarda alle domande di connessione alla rete si scopre che sono ben 47 i progetti che hanno presentato la domanda di concessione d’uso del demanio marittimo e/o iniziato la pratica di VIA, per una capacità cumulata di 40 GW.
Il valore rappresenta appena un quinto del nostro potenziale. Le stime svolte in collaborazione con il Politecnico di Torino indicano che l’eolico galleggiante in Italia potrebbe contribuire alla transizione con ben 207,3 GW, rappresentando oltre il 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva. Nelle acque a largo di Sardegna, Sicilia e Puglia, le aree più promettenti.
I benefici apportati dal comparto non saranno solo energetici e climatici. Il Belpaese vanta già una leadership in diversi settori manifatturieri collegati allo sviluppo dell’eolico in mare, in particolar modo il comparto metallurgico, navalmeccanico e delle infrastrutture portuali. In questo contesto, si legge nel report, lo sviluppo di una filiera nazionale per la realizzazione dell’eolico offshore galleggiante è in grado di generare un rilevante impatto diretto, indiretto e indotto, del valore di circa 2,9 miliardi di euro per GW installato, a fronte di un Valore Aggiunto diretto di 1 miliardo a GW. Con conseguenti ricadute occupazionali: nell’ipotesi di realizzare “solo” 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia al 2050.
I nodi da sciogliere verso i 20 GW di eolico galleggiante italiano
Ma la Community ha messo in luce anche alcune questioni aperte da affrontare per permettere il pieno sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia. A partire dalla definizione di una chiara visione industriale a lungo termine, con un obiettivo di almeno 20 GW entro il 2050 e target intermedi per il 2035 e il 2040.
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In tal senso sarà necessaria anche una pianificazione trasparente e a lungo termine delle aste per finanziare i progetti e un’accelerazione dei piani di gestione dello spazio marittimo (PSM), per i quali al momento abbiamo una procedura di infrazione UE aperta a nostro carico. Nel breve termine, la Community propone un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder. Non solo. É essenziale anche adottare un approccio concertativo che coinvolga i territori sin dalle prime fasi progettuali e includere le regioni nel processo autorizzativo, sviluppando una “carta di compensazione” per misure di lungo termine. C’è inoltre grande attesa sulla pubblicazione del Decreto FER 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative.