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L’eolico mondiale vola verso i 500 GW

L'eolico mondiale vola verso i 500 GW

 

(Rinnovabili.it) – Quest’anno l’eolico mondiale potrebbe festeggiare il raggiungimento di un eccezionale traguardo: entro la fine del 2016, la capacità cumulata, istallata a livello globale, raggiungerà i 500 GW. Una potenza tale da soddisfare il cinque per cento della domanda di energia elettrica planetaria.

Le previsioni sono quelle presentate in questi giorni dalla World Wind Energy Association (WWEA). Nell’ultimo rapporto di aggiornamento del settore, l’associazione rivela per l’energia del vento un trend di crescita robusta e costante: nei primi sei mesi del 2016 sono stati istallati 21 GW di nuova capacità, un valore praticamente identico a quello del primo semestre 2015 (21,6 GW). Da luglio fino alla fine di dicembre si prevede vengano aggiunti altri 40 GW, toccando così la pietra miliare dei 500 GW prima dell’inizio del 2017.

 

In termini prettamente percentuali, la capacità eolica globale è cresciuta del 5% nei primi sei mesi (dopo il 5,8% dello stesso periodo nel 2015 e 5,6% nel 2014) e del 16,1% su base annua. Dati che in parte soddisfano Stefan Gsänger, segretario generale della WWEA “L’energia eolica sta mostrando una forte crescita anche nel 2016, e la buona notizia è soprattutto che ora possiamo iniziare a vedere mercati solidi anche in America Latina e in Africa”.

Germania, India, Brasile, Cina, Spagna e Stati Uniti si confermano come i principali operatori nel settore eolico mondiale, responsabili nell’insieme del 67 per cento della capacità globale. In particolare le prime quattro nazioni sono riuscite ad installare oltre 1 GW di nuova potenza eolica a testa nella prima metà del 2016. Un “oltre” che per la Repubblica Popolare si traduce in addirittura 10 GW.

 

Le preoccupazioni per il settore, però, non mancano. Come spiega lo stesso Gsänger “la tendenza globale a spostare il mercato verso il meccanismo delle aste, mette in pericolo il ruolo da leader dei player di piccole e medie dimensioni”. Un fattore da tenere in conto dal momento che ha “già rallentato la maggior parte dei mercati europei, al punto che l’Europa ha ormai perso la sua leadership”.

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