I contributi più grandi del vento alla produzione elettrica si sono registrati in Germania e Regno Unito (27%), Irlanda (38%) e in Danimarca (48%)
Il Vecchio Continente vanta oggi 220 GW di capacità eolica totale cumulata
(Rinnovabili.it) – La pandemia ha rallentato le installazioni previste ma, anche nel primo anno del COVID-19, l’eolico europeo ha portato a casa un buon risultato. A partire dal dato sui consumi. Nel 2020, infatti, il vento ha coperto il 16,4% della domanda elettrica dell’Unione Europea più il Regno Unito. Un aumento dell’1,4% rispetto ai livelli 2019, legato ad una combinazione di nuove installazioni, condizioni meteo favorevoli e soprattutto al significativo calo dei consumi in coincidenza con i primi lockdown.
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A confermarlo è WindEurope, l’associazione dei produttori eolici europei, nel suo nuovo report Wind energy in Europe in 2020 – Trends and statistics. Il documento mostra come lo scorso anno, nel Vecchio Continente siano stati installati 14,7 GW di nuove turbine, per l’80% onshore. La crescita ha permesso al settore di tagliare il traguardo di 220 GW di capacità eolica cumulata totale nella regione.
I primi della classe? I Paesi Bassi che da soli hanno realizzato 1,9 GW, per lo più offshore. Seguono Germania (1,6 GW di nuova capacità eolica), Norvegia (1,5 GW), Spagna (1,4 GW) e Francia (1,3 GW). Molto più indietro l’Italia con appena 137 MW di nuovo eolico. I contributi più grandi del vento alla produzione elettrica si sono registrati invece in Germania e Regno Unito (27%), Irlanda (38%) e in Danimarca (48%).
Guardando al futuro, WindEurope prevede che l’Europa costruirà 105 GW di nuove wind farm nei prossimi 5 anni, oltre il 70% dei quali sarà a terra. Ma questo è ben al di sotto del ritmo necessario per realizzare il Green Deal e la neutralità climatica. Focalizzandoci solo UE27, il trend di crescita risulta sotto di almeno 3 GW l’anno.
Secondo l’associazione, il problema principale risiede nelle autorizzazioni. Le regole e le procedure d’autorizzazione sono troppo complesse e i governi, a tutti i livelli, non impiegano abbastanza personale per elaborare le richieste. “Il risultato è che ci vuole troppo tempo per ottenere i permessi per nuovi progetti”, le decisioni vengono contestate nei tribunali e gli sviluppatori si tirano indietro spaventati da rischi e costi.
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Non è il solo problema da prendere in considerazione. Più passa il tempo, più aumenta il numero di turbine eoliche prossime al fine vita operativa. Nel 2020 l’Europa ha disattivato 388 MW eolici. Molti impianti dismessi vengono ripotenziati, ma il resto è destinato all’oblio. Gli ostacoli al repowering, ad esempio, hanno portato l’Austria a chiudere il 2020 con una capacità eolica inferiore a quella di inizio anno. “Nei prossimi cinque anni – spiega WindEurope – 38 GW di parchi eolici raggiungeranno i 20 anni di attività e richiederanno una decisione sul loro futuro: repowering, estensione del ciclo di vita o disattivazione totale”. “L’eolico rappresenta ora il 16% dell’elettricità europea”, afferma Giles Dickson, CEO di dell’associazione. “Ma l’Europa non sta costruendo abbastanza velocemente per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE”.