(Rinnovabili.it) – E’ un momento difficile per l’eolico italiano. da una parte il settore sa di essere cresciuto ed aver dimostrato di portare importante benefici, non solo al sistema energetico, ma anche a quello economico ed occupazionale. Dall’altro deve continuare ad affrontare sfide in grado di minarne la crescita futura. Ad analizzare lo stato dell’arte del “vento” in Italia è stato ieri il convegno organizzato da ANEV. L’appuntamento ha fatto il punto della situazione a tre anni dall’avvio dei meccanismi delle aste e dei registri. Dalla chiusura di questo primo triennio emergono dei dati inconfutabili: l’energia del vento sta attraversando un mutamento strutturale, passando da costo a beneficio netto per il sistema. Come ricordato dagli analisti economici di eLeMeNS, Tommaso Barbetti e Andrea Marchisio, “per il futuro immediato, l’uscita dall’incentivazione di diversi impianti può consentire un supporto più efficiente alla crescita della potenza eolica attraverso il meccanismo delle aste, con effetti sulla bolletta a saldo nullo in termini di oneri tariffari e – nel lungo termine – a saldo positivo dal punto di vista del consumatore in termini di componente energia”.
Investire nell’eolico ha fatto bene al Belpaese soprattutto se si guardano i dati inerenti agli effetti economici, occupazionali ed ambientali. Il comparto solo nel 2014 ha generato ricadute economiche per più di 800 milioni di euro in termini di valore aggiunto e indotto, 3.400 occupati, evitando all’atmosfera 7,7 milioni di tonnellate di CO2. “Al 2030, in uno scenario di crescita moderato, – afferma Alessandro Marangoni, CEO di Althesys – si stimano ricadute complessive per 24 miliardi di euro, con più di 4.300 occupati diretti e indiretti, 4,8 miliardi versati all’erario per imposte sui redditi e 221 milioni di ton di CO2 evitate”.
Non mancano però punti dolenti: quelli introdotti dai nuovi provvedimenti normativi (lo schema del decreto FER elettriche non fotovoltaiche), ricordati nell’intervento di Chiara Braga, Responsabile Ambiente del PD. In particolare il taglio agli incentivi e la necessità di riallocare le risorse, la scomparsa dell’eolico – offshore, la necessità di garantire un maggiore accesso agli iter autorizzativi, creando percorsi più virtuosi e alleggerendo la burocrazia. Il pericolo,spiega Simone Togni, Presidente dell’ANEV, è quello di penalizzare il comparto: “il testo propone infatti importanti tagli agli incentivi per l’eolico, che ne ridimensionano consistentemente le prospettive di crescita e sviluppo, contrariamente, per altro, a quanto preannunciato per il Green Act, che dovrebbe puntare a rilanciare le politiche ambientali”.