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L’industria fossile schiera l’energia rinnovabile per la ripresa economica

In una lettera indirizzata ai governi, i leader dell'industria fossile chiedono piani di investimento pubblici che puntino alla transizione energetica.

I leader mondiali di energia, industria e finanza chiedono un piano di investimenti sull’energia rinnovabile

(Rinnovabili.it) – Una coalizione di 40 aziende mondiali, tra cui major dell’energia come BP, Iberdrola, Total, Orsted e Shell, ha invitato i governi a sostenere dei piani di investimento sulle fonti di energia rinnovabile nell’elaborazione di strategie di ripresa economica post-covid-19. A guida della coalizione c’è l’Energy Transitions Commission, un’associazione globale di imprese nei settori dell’energia, dell’industria e della finanza.

“Oggi chiediamo ai governi di tutto il mondo di spendere saggiamente per gli stimoli economici e di investire nell’economia del futuro, ha affermato la coalizione in una nota. “L’energia pulita e le soluzioni a basse emissioni di carbonio sono i pilastri fondamentali di un’economia migliore: possono migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, migliorare la nostra qualità della vita e limitare il verificarsi di disastri legati al clima.

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L’Energy Transitions Commission ha definito sette priorità: energia rinnovabile; efficientamento energetico e infrastrutture verdi; supporto alla mobilità pulita; rendere i sussidi alle imprese subordinati agli impegni climatici; fornire supporto a soluzioni tecnologiche innovative a basse emissioni; accelerare la transizione energetica abbandonando i combustibili fossili; non lasciare che i prezzi del mercato del carbonio diminuiscano.

Secondo questa proposta, gli investimenti nelle energie rinnovabili porterebbero guadagni per un totale di 98 miliardi di dollari entro il 2050. “Gli investimenti in sistemi di energia pulita rappresentano la più grande opportunità del prossimo decennio”, afferma l’Energy Transitions Commission, chiedendo “un’enorme ondata di finanziamenti nella produzione di elettricità rinnovabile, fornitura di flessibilità e reti elettriche” per decarbonizzare il settore e far fronte alla crescita di domanda di elettricità negli edifici, nei trasporti e nell’industria.

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Inoltre, secondo l’alleanza il calo senza precedenti dei prezzi del petrolio e del gas avvenuto nell’ultimo mese “ha aperto una finestra di opportunità per accelerare la transizione dell’industria dei combustibili fossili”. Per tale ragione, le riforme suggerite includono la rimozione dei sussidi al consumo di combustibili fossili e l’impegno in aree di innovazione tecnologica tra le quali spiccano la produzione di idrogeno, i carburanti a basse emissioni per il settore navale e aeronautico e modelli di business circolari e digitali per l’efficienza energetica.

Tuttavia, nonostante queste dichiarazioni, gli impegni climatici di grandi aziende come BP, Shell, Total ed Equinor continuano ad essere poco chiari o, comunque, poco impattanti. Molti obiettivi climatici, infatti, riguardano il 2050 e dipendono soprattutto dalle compensazioni di carbonio, da un lato, e dalla cattura e dallo stoccaggio, dall’altro. In questo caso, si tratta di strategie che richiedono una tecnologia non ancora implementata su scala commerciale.

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Ma il problema riguarda anche il calcolo dell’impronta di carbonio. Ad esempio, l’obiettivo zero emissioni di BP non copre i prodotti che l’azienda commercializza e quello di Total si riguarda solo le emissioni dei cosiddetti scopi 1 e 2 (rispettivamente emissioni dirette ed emissioni indirette, cioè dovute all’energia usata dall’azienda), lasciando fuori il ben più sostanziale scopo 3 (emissioni dovute alla produzione dei materiali acquistati, ai viaggi di affari degli impiegati, al trasporto di prodotti e materiale e ai rifiuti).

In questo scenario, sembra che i leader dell’industria fossile si stiano muovendo per assicurarsi un posto in prima fila (anche grazie agli aiuti statali) nel settore delle rinnovabili, quando la pressione degli investitori e dei mercati renderanno le fonti di energia pulita una scelta obbligata. Infatti, mentre i mercati del petrolio e del gas precipitano, l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha riconosciuto nelle energie rinnovabili l’unica fonte di energia che vedrà una crescita della domanda nel 2020.