Presentata la ricerca ANEV-Elemens su obiettivi e benefici dell’energia eolica in Italia
(Rinnovabili.it) – La rinnovata ambizione verde dell’UE richiederà presto all’Italia di ritoccare al rialzo gli obiettivi 2030 su clima ed energia nazionali. Il ministro alla transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha già annunciato che il nuovo PNIEC dovrebbe vedere la luce prima della pausa estiva. Aggiustando il tiro del Belpaese rispetto alle pretese del Green Deal comunitario. In questo contesto in divenire, c’è chi si chiede quale sia il potenziale dell’energia eolica in Italia ai fini della decarbonizzazione nostrana. E quale sia la capacità da aggiungere alla rete per rimanere saldi sul percorso verso la neutralità climatica.
A rispondere alle domande ci pensa il nuovo rapporto di Anev e Studio Elemens, presentato stamane. Il documento, dedicato al Green Deal e agli effetti sulle rinnovabili elettriche al 2030, mostra come l’energia eolica in Italia abbia ancora un ampio spazio di crescita. A livello comunitario, la legge sul clima approvata lo scorso anno impone al Blocco di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro la fine di questo decennio. La Commissione va der Leyen sta lavorando per alzare a cascata anche le percentuali riguardanti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Malgrado l’attesa non sia finita, è possibile fin da subito immaginare uno nuovo scenario per le fer italiane.
Nuovi trend al rialzo
Secondo gli autori, il target emissivo determinerà un incremento delle rinnovabili elettriche di più 54 TWh rispetto al PNIEC già elaborato; ossia dovremmo raggiungere 241 TWh anziché 120 TWh. Questo ci permetterà di coprire con l’energia pulita il 70% dei consumi finali. Ben 15 punti percentuali in più rispetto il vecchio Piano. Per l’energia eolica in Italia questo incremento si tradurrebbe in 55 TWh al 2030. Vale a dire, 13 TWh in più rispetto al PNIEC e 34 TWh sopra il valore del 2020.
In questo scenario il contributo dell’off-shore sarebbe pari a 1,1 TWh. Ulteriori 9,6 GW arriverebbero dall’on-shore e circa 8,5 GW dal repowering degli impianti esistenti.
Il documento riporta anche altri numeri importanti per il futuro a medio termine. L’eolico genererebbe importati ricadute economiche contribuendo con 3,5 miliardi di euro di valore aggiunto. Di questi, 2,9 miliardi arriverebbero dai nuovi impianti e 1,8 miliardi dal repowering. Non solo. Se rispettate le premesse, per la fine del decennio si avrebbe un gettito fiscale pari a 1,1 miliardi di euro e oltre 16mila occupati nel settore.
L’eolico italiano deve iniziare a correre
“I numeri di Elemens sono l’ennesima conferma che dovremmo correre”, ha commentato Francesco Ferrante, Vice Presidente di Kyoto Club. “E invece siamo fermi. Bisognerebbe installare migliaia di megawatt per rispettare gli obiettivi che noi stessi ci siamo dati e invece ne facciamo solo qualche decina. Il DL Semplificazioni all’esame del Parlamento non sia l’ennesima occasione persa: non possiamo permettercelo. Si semplifichi davvero e nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente si passi finalmente dalle parole ai fatti”.
“È necessario rimuovere gli ostacoli che si frappongono tra chi ha gli strumenti per coadiuvare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e gli obiettivi stessi” ha aggiunto il Presidente dell’ANEV, Simone Togni. “Negli anni il settore eolico ha spesso dovuto intraprendere battaglie legali per poter svolgere il proprio lavoro ed esprimere i propri benefici, con la conseguenza di vedere gli iter autorizzativi rallentati e dunque facendo perdere al Paese il ritorno economico, occupazionale e ambientale. Il Green Deal EU pone degli obiettivi chiari ed è necessario che il Governo faccia di tutto perché si possano raggiungere e non faccia perdere all’Italia la grande opportunità che l’energia eolica offre”.