Conto alla rovescia per l’impianto eolico italiano in Antartide
(Rinnovabili.it) – Ci sono voluti tre anni di lavori in condizioni non certo ottimali ma, finalmente, il primo impianto eolico italiano in Antartide è prossimo all’inaugurazione. La speciale centrale, progettata e costruita dall’Enea per la Base Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, inizierà a funzionare – in via ancora tutta sperimentale – nel corso dell’attuale campagna estiva, la XXXIII del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide). E, come è facile intuire non si tratta di un normale impianto eolico: i tre aerogeneratori installati sono stati progettati per convivere condizioni estreme del sito, a partire dalle rigide temperature invernali che nei mesi da Marzo a Settembre scendono rapidamente sotto i -50°C.
Le unità devono anche saper sfruttare i turbolenti venti catabatici della regione, costituiti da masse d’aria fredde che per azione della forza di gravità scendono a gran velocità verso il suolo con picchi anche superiori a 100 nodi (185 Km/h).
Queste difficile sfide tecniche hanno richiesto materiali e soluzioni specifiche. Le turbine – 3 generatori del modello SA40 (10kW) alti circa 10 metri – sono stati fornite dall’azienda Ropatec di Bolzano in collaborazione con lo Studio Bissanti, assieme a 3 container ISO “20 completi di inverter, quadri elettrici, batterie; le unità sono state “personalizzate” per adattarle al clima antartico grazie ad un moderno sistema che permette alla macchina stessa, ed a tutti i suoi componenti, di resistere a bassissime temperature.
“Questa stazione eolica – spiega l’ing. Sergio Sgroi dell’ENEA – si configura come un upgrade logistico reso possibile grazie al Servizio Ingegneria dell’Unità Tecnica Antartide dell’ENEA, che ha seguito l’analisi progettuale, la posa in opera e i lavori di interconnessione dell’impianto con la centrale endotermica della base, attualmente alimentata con un particolare combustibile fossile, il Jet A-1, un kerosene avio addizionato con uno speciale inibitore di congelamento”.
A regime dovrebbero produrre circa 63mila kWh di energia elettrica l’anno, coprendo il fabbisogno invernale (dove i consumi sono al minimo) e alleggerendo quello estivo. “Nella stagione invernale – aggiunge Sgroi – la stazione italiana non è più presidiata e quindi il fabbisogno energetico è minore, ma resta essenziale mantenere in funzione i sistemi di comunicazione satellitari, le stazioni scientifiche e meteo e garantire il riscaldamento di alcuni locali adibiti a deposito per le apparecchiature sensibili. Durante i lunghi mesi dell’inverno antartico, la centrale endotermica della stazione rimarrà comunque in stand-by e subentrerà per tamponare eventuali situazioni di emergenza o per compensare la variabilità della generazione eolica quando questa non è gestibile dalle batterie di accumulo”.
L’assenza di personale sul luogo è un’ulteriore sfida per l’impianto , al pari delle temperature e dei violenti venti. Per garantirne il funzionamento in tutta sicurezza, è in fase di studio un sistema di monitoraggio da remoto che permetta, da qualsiasi postazione, di verificare costantemente l’andamento della produzione energetica controllando lo stato dei componenti interni. In questo modo, spiega l’ing. Francesco Pellegrino dell’ENEA, si può “garantire l’ottimizzazione dei parametri funzionali, assicurare una gestione adeguata degli allarmi e l’eventuale messa in sicurezza dell’impianto in caso di malfunzionamento o guasto tecnico”.