La bozza dello studio conferma la responsabilità del gas nella crisi del carbone statunitense. Ma il testo finale potrebbe essere rimaneggiato
(Rinnovabili.it) – Le energie rinnovabili non programmabili non stanno mettendo a rischio l’affidabilità della rete elettrica statunitense. Sembrerebbe essere questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti del Dipartimento dell’Energia americano, dopo aver vagliato gli effetti della penetrazione di sole e vento nel mercato energetico stelle e strisce. Lo studio è stato commissionato dal segretario all’Energia Rick Perry a pochi giorni dal suo insediamento e motivato con la preoccupazione degli effetti della decarbonizzazione sulla sicurezza energetica statunitense.
I risultati dell’indagine non hanno ancora un documento ufficiale, ma Bloomberg ha potuto visionare in anteprima la bozza, confermando in un certo qual senso quello che le associazioni nazionali delle energie rinnovabili avevano annunciato solo pochi giorni fa: l’integrazione delle green energy al momento non costituisce un rischio per la rete elettrica.
Va sottolineato che Perry, chiedendo l’indagine, non ha mai parlato esplicitamente di energia rinnovabile, limitandosi a fare riferimento ad “alcune politiche” che avrebbero contribuito all’erosione delle risorse critiche per la capacità di carico. Il tono del memo inviato ai tecnici del DoE lo scorso aprile, voleva essere una chiara accusa nei confronti delle misure messe in capo sotto la presidenza Obama, colpevole secondo l’amministrazione Trump di aver distrutto posti di lavoro storici e di aver sottovalutato le performance della rete elettrica.
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Quello che emergerebbe dai risultati dello studio, invece, è che a danneggiare l’industria del carbone negli ultimi anni sarebbe stato soprattutto il gas naturale, il cui basso prezzo avrebbe inflitto il colpo più profondo al comparto. “Le costose regolamentazioni ambientali e la produzione di energie rinnovabili sovvenzionate hanno acutizzato le chiusure delle centrali elettriche base-load“, cita Bloomberg dalla bozza di documento. “Tuttavia, questi fattori hanno giocato ruoli minori rispetto alla lunga diminuzione della domanda elettrica rispetto all’attesa e anni di bassi prezzi energetici legati alla grande disponibilità di gas naturale”.
A soffrire sarebbe anche l’energia dell’atomo. L’invecchiamento degli impianti nucleari così come quelli termoelettrici a carbone, ha comportato alti costi di manutenzione. Questi, unitamente alla concorrenza del gas, sono risultati un mix micidiale per la produzione elettrica “storica”
Ad far sì che la rete elettrica non soffrisse ci hanno pensato l’efficienza energetica, gli impianti di accumulo e i sistemi di risposta alla domanda.
Ma per il settore delle green energy è ancora presto per esultare. Il testo dello studio potrebbe cambiare. Il portavoce del Dipartimento dell’Energia Shaylyn Hynes ha riferito al quotidiano che il progetto è tuttora “in continua evoluzione”.