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Energia: Così le rinnovabili riducono la dipendenza dall’estero

dipendenza energetica
(Photo by Sean Gallup/Getty Images)

 

 

Dalla dipendenza energetica ai consumi rinnovabili: il report del MISE

(Rinnovabili.it) – Nel 2017 l’Italia ha importato 164,060 Mtep d’energia nei propri confini. Una cifra elevata, pari al 76,5% del fabbisogno energetico nazionale soddisfatto, che conferma ancora una volta l’alta dipendenza energetica italiana dall’estero. Alta ma non immutata: dal 2010 a oggi, due fattori sono riusciti a smorzare almeno in parte questo legame (-6%). Parliamo della progressiva incidenza delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e della riduzione dell’intensità energetica. Per fornire un quadro generale sull’energia italiana, il ministero dello Sviluppo Economico ha presentato lo scorso venerdì a Roma, la Relazione sulla situazione energetica nazionale al 2017, predisposta dalla Direzione generale Sicurezza approvvigionamenti e Infrastrutture energetiche. Il documento passa in rassegna il quadro internazionale e quello nazionale, soffermandosi su produzione, impieghi finali, prezzi dell’energia ed efficienza energetica.

 

Uno dei dati più interessanti riguarda il comparto delle rinnovabili. Nel 2017, malgrado le condizioni climatiche abbiano ridotto in maniera significativa l’apporto idroelettrico, le FER nazionali hanno coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia,il valore più elevato mai registrato” sino ad oggi. Ma è necessario fare delle precisazioni.

A livello settoriale, le vere crescite nei consumi si sono registrate solo nel comparto termico e in quello dei trasporti. Nell’elettrico invece, a causa della contrazione idroelettrica, l’incidenza complessiva delle green energy risulta in diminuzione di ben 1,8 punti percentuali (dal 33,2% al 31,4%). A “rimediare” ci pensano i criteri di contabilizzazione previsti dalla direttiva 2009/28/CE ai fini del monitoraggio degli obiettivi al 2020. Per il calcolo finale sono introdotti, infatti, alcuni elementi correttivi come la specifica procedura contabile per eolico e idro che tiene conto delle variazioni climatiche. O quella creata ad hoc per i biocombustibili che elimina dal totale i biofuel prodotti senza rispettare i criteri di sostenibilità. In base a questi criteri, ad esempio, il consumo interno lordo elettricità verde (al netto dei pompaggi) aumenta dal 31,4% effettivo al 34,2%.

 

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Il risultato definitivo è che nel 2017 le FER risultano aver fornito 21,8 Mtep sui 123 Mtep richiesti a livello nazionale, ossia il 17,7% dei consumi finali lordi di energia. Nel rapporto si stima anche che le attività legate alla realizzazione e gestione di nuovi impianti rinnovabili, nel 2017, abbiano creato circa 70.000 unità di lavoro permanenti e 44.000 temporanee.

Si conferma, inoltre, il buon livello di efficienza energetica in Italia: l’indice ODEX per l’intera economia nazionale è stato pari a 92,7 (dato riferito al 2016).

 

“L’intensità energetica del PIL si è attestata intorno 106,7 tep per milione di euro, con un decremento complessivo pari al 4,9% rispetto al 2013, uno dei valori più bassi dei paesi dell’area OCSE – si legge nel rapporto – Tale miglioramento è frutto dei molti strumenti di promozione adottati (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto Termico, ai TEE) che hanno portato a rilevanti risparmi di energia e, conseguentemente, alla riduzione delle emissioni: complessivamente, nel periodo 2005-2017, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati 13,4 milioni di tep all’anno di energia primaria e oltre 3,5 miliardi di euro l’anno di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese”.

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