Il ministro dell'Energia Martin Lidegaard ha presentato lo scorso venerdì un nuovo programma in cui si delineano le politiche energetiche per divenire “fossil-free” entro il 2050
II nuovo governo, salito al potere nel mese di settembre, ha deciso di alzare il tiro superando ampiamente il programma energetico presentato dalla ex-amministrazione, motivato in parte anche dalla prossima presidenza dell’Unione europea; dal 1° gennaio 2012, infatti, la nazione assumerà la guida della UE per sei mesi, periodo di tempo durante il quale concentrerà l’azione anche e soprattutto su ambiziosi obiettivi energetico-climatici. E per mostrare in prima persona la strada da percorrere, Copenaghen ha dichiarato di voler portare la sua produzione eolica al 50% della fornitura elettrica nazionale entro il 2020, rilanciando nel lungo termine con un’ambizione maggiore: liberarsi dei combustibili fossili entro il 2050 e contare unicamente sulle potenzialità di vento, biomasse e biogas. Il nuovo governo prevede di investire nel settore delle eco-energie 5,6 miliardi di corone, circa 750 milioni di euro, nel proprio energetico, 2 miliardi in più di quanto stanziato dai predecessori, spingendo nel contempo le famiglie danesi a ridurre la media dei consumi domestici del 10% nei prossimi 9 anni. “Si tratta d’uno sforzo storico per migliorare sul fronte del risparmio energetico e creare una cultura aziendale ancora più competitiva ed energicamente efficiente nel Paese”, ha aggiunto il ministro. Nonostante i buoni i propositi e le ottime credenziali in fatto di eolico, la meta non sarà così facile: in Danimarca il carbone rappresenta quasi il 44% della totale produzione di energia. Ecco perché la proposta contiene anche la richiesta di una progressiva eliminazione, entro il 2030, di tutte le centrali elettriche inquinati attive sul territorio.