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Da che parte soffia il vento?

L’imminente pubblicazione in luglio del rapporto 2011 del IEA Wind Implementing Agreement fornisce lo spunto per un’analisi della situazione del settore dell’energia eolica in Italia e delle sue prospettive di sviluppo

Nel 2011 la potenza eolica installata nel mondo è cresciuta del 21%, raggiungendo i 238.351 MW. Considerando i soli Paesi che aderiscono  al IEA Wind Implementing Agreement, che rappresentano circa lo 86% della potenza eolica installata a livello mondiale, l’energia eolica soddisfa il 2,3% della domanda complessiva di energia elettrica. Della potenza installata globale, il settore offshore, con 4000 MW, rappresenta lo 1,7%, con notevoli prospettive di crescita nei prossimi anni.

In questo contesto l’Italia si colloca al terzo posto in  Europa e al sesto nel mondo per potenza installata, con 6878 MW. Nel corso del 2011 la potenza installata è cresciuta di 1080 MW e l’energia elettrica prodotta da fonte eolica ha raggiunto i 10.140 GWh, corrispondenti a circa il 3% della domanda totale di energia elettrica nel nostro Paese.

La diffusione dello sfruttamento dell’energia eolica è destinata a crescere ulteriormente nel prossimo futuro. Infatti la politica di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (FER) promossa dall’Unione Europea fissa per le fonti rinnovabili l’obiettivo del 20% rispetto al consumo totale di energia nell’Unione al 2020. In tale ambito la Direttiva Europea 2009/28/EC sulla promozione nell’uso delle FER, emanata il 23 aprile 2009, stabilisce per l’Italia l’obiettivo al 2020 del 17% del consumo annuale di energia da FER. Tale direttiva richiedeva inoltre al governo la stesura di un Piano di Azione Nazionale allo scopo di ripartire questo obiettivo tra i vari settori di consumo, dei quali ovviamente il settore elettrico rappresenta uno dei settore principali.

Il 30 giugno 2010 il governo italiano ha emanato il Piano d’Azione Nazionale (PAN) per le FER, che stabilisce al 26,39% la quota di consumo totale di energia elettrica che dovrà essere soddisfatta da FER al 2020, come contributo del settore elettrico all’obiettivo complessivo del 17%. Il Piano prevede al 2020 una potenza eolica installata di 12680 MW con una produzione  di 20 TWh.

Un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 è affidato al sistema di incentivazione a supporto delle FER. L’attuale sistema, basato su quote da FER obbligatorie per i produttori e importatori di energia elettrica con oltre 100 MWh ottenuti da fonti non rinnovabili e sui cosiddetti certificati verdi, ossia titoli commerciabili riconosciuti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ai produttori da FER, è prossimo alla scadenza. Infatti il Dlgs 28 del 3 marzo 2011, che recepisce a livello nazionale  la Direttiva Europea 2009/28/EC sulla promozione nell’uso delle FER, definisce un nuovo schema di incentivazione che sarà applicato agli impianti che entreranno in esercizio  dopo il 31 dicembre 2012. Lo schema prevede prezzi di vendita dedicati  per impianti FER-E (Fonti rinnovabili per produzione di energia elettrica)   con potenza inferiore ad una soglia prefissata, in funzione della taglia e della tecnologia (comunque non inferiore a 5 MW) e, per gli impianti di taglia maggiore, l’assegnazione di prezzi di vendita dedicati  mediante asta al ribasso fino al raggiungimento del contigente di potenza installabile posto all’incanto. Il decreto stabilisce inoltre la cessazione dell’attuale sistema di quote obbligatorie e  certificati verdi entro il 2015, come pure l’adozione di misure transitorie per i progetti e gli impianti in corso di realizzazione. Il Dlgs 28/2011 rimanda per i dettagli, compresi i prezzi di vendita dell’energia, a decreti attuativi da emanare entro sei mesi. Tale termine è scaduto nel settembre 2011 e i decreti a tutt’oggi non sono ancora stati emanati. Ciò ha comportato incertezza tra gli operatori, ipotecando  le iniziative in corso e frenando i nuovi progetti: la prossima emanazione dei decreti attuativi dovrebbe consentire di superare l’attuale impasse.

Altri aspetti critici per la diffusione dell’eolico in Italia sono rappresentati dalla durata delle procedure autorizzative per l’installazione degli impianti e dalla situazione riguardante la connessione alla rete elettrica ed il dispacciamento  dell’energia prodotta.

Con riferimento al primo aspetto,  è stato emanato dal Ministero per lo Sviluppo Economico il D.M. 10 settembre 2010 -“Linee guida nazionali per gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili”, con l’obiettivo di uniformare a livello nazionale le procedure autorizzative e l’esercizio degli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.  In particolare le “Linee Guida” definiscono gli iter autorizzativi che devono seguire le diverse tipologie di impianti e le regole per la corretta  progettazione e inserimento nel paesaggio degli impianti da fonti rinnovabili. Alle Regioni ed alle Provincie Autonome, che sono gli organi competenti per il rilascio delle autorizzazioni, è stato affidato il compito di recepire le indicazioni del Decreto nei loro ordinamenti. Alle stesse è stato inoltre richiesto di armonizzare le necessità di salvaguardia del proprio territorio con l’obbligo di rispettare le quote sulle FER stabilite dal Decreto Interministeriale del 15 marzo 2012, che ripartisce a livello regionale  gli obiettivi stabiliti dal PAN  (il cosiddetto “burden sharing”). Particolare attenzione è dedicata, nelle “Linee Guida”, alle centrali eoliche, con indicazioni per mitigare i diversi tipi di impatti di queste installazioni. Impianti con potenze superiori a 1MW possono essere assoggettate alla VIA (valutazione di impatto ambientale), mentre gli impianti sino a 60 kW possono accedere ad una procedura autorizzativa semplificata, denominata PAS. Infine, piccole installazioni su edifici preesistenti necessitano solamente di una comunicazione al Comune.

I tempi di attesa per la connessione alla rete dei nuovi impianti eolici rappresentano una notevole criticità per gli operatori. L’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) è intervenuta su questo aspetto con le Delibere   ARG/elt 125/10 e 99/08, che stabiliscono per gli impianti a FER condizioni di favore, allo scopo di accelerare le procedure ed abbassare i costi per la connessione.

Un altro problema rilevante per l’esercizio degli impianti è il dispacciamento attraverso la rete dell’energia elettrica prodotta. Infatti, lo sviluppo della rete elettrica non si armonizza con la distribuzione degli impianti eolici sul territorio nazionale, con il risultato che questi ultimi sono spesso connessi a rami deboli della rete, il che comporta difficoltà nel dispacciamento dell’energia elettrica prodotta. In particolare TERNA (il gestore del sistema di trasmissione) è costretta ad intervenire con ordini di dispacciamento che obbligano gli impianti ad interrompere o a ridurre l’immissione di energia in rete  quando si verificano situazioni critiche. Questo comporta una mancata produzione di energia: nel 2010 sono stati perduti per tale motivo circa 470 GWh, corrispondenti al 5,6% della produzione di energia elettrica da fonte eolica. Al fine di alleviare il problema, TERNA ha compiuto notevoli sforzi per l’adeguamento della rete elettrica. Allo stesso tempo, con Delibera ARG/elt 5/10, AEEG è intervenuta riconoscendo ai produttori un risarcimento per “mancata produzione”, fissando nel contempo dei criteri per la stima delle perdite di produzione conseguenti agli ordini di dispacciamento.

Nonostante queste difficoltà, il settore eolico in Italia rappresenta una realtà in fase di sviluppo. Le 590 nuove turbine di media e grande taglia installate nel 2011 rappresentano un giro d’affari di circa 1,8 mld€. Anche se gran parte delle turbine installate è di fabbricazione straniera (principalmente da Danimarca, Germania e Spagna), il lavoro italiano è presente sia nella fornitura di componenti per le turbine (per alcuni dei quali detiene la leadership), che per le attività engineering e di gestione degli impianti. Uno studio congiunto di ANEV (Associazione Nazionale Energia dal Vento) e del sindacato UIL, aggiornato nel 2011, indica in 30.000 i posti di lavoro nel settore, compreso l’indotto. La stessa fonte stima in 67.000 occupati al 2020 l’impatto occupazionale del settore qualora il potenziale eolico italiano di 16,2 GW fosse pienamente sfruttato.  E’ inoltre da segnalare la vivacità del settore industriale delle piccole macchine (minieolico), sul quale hanno puntato numerosi costruttori nazionali.

La ricerca nazionale nel settore dell’energia eolica, in mancanza di un programma di coordinamento, risulta piuttosto frammentata ed è condotta da varie università ed istituzioni, tra i quali il CNR, l’ENEA, i Politecnici di Bari, Milano e Torino, le Università di Genova, Napoli, Perugia, Trento, Bologna, Firenze, Roma, Padova ed al.,  oltre ad associazioni di settore e compagnie private. Le ricerche spaziano dalla valutazione del potenziale eolico, sia a terra che offshore (CNR, Dipartimento DICAT dell’Università di Genova, RSE S.p.A- Ricerca sul Sistema Energetico ), ai metodi di progettazione delle turbine eoliche (CNR, Poltecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale dell’Università “Federico II” di Napoli, Politacnico di Bari), ai nuovi materiali (ENEA), alle misure in campo per la valutazione delle prestazioni delle turbine (Politecnico di Torino, Università di Trento). Le società Kite-Gen Research e Sequoia Automation, inoltre, hanno in avanzata fase di sperimentazione un prototipo di aerogeneratore d’alta quota da 3 MW, denominato Kite-Gen.

Nel contesto internazionale le organizzazioni italiane collaborano principalmente con il Wind Energy Agreement del International Energy Agency (IEA) e con la Commissione Europea. In particolare ENEA ed RSE S.p.A. sono nel comitato esecutivo del IEA Wind Energy Agreement, e diverse organizzazioni nazionali partecipano in tale ambito a diverse attività di ricerca congiunta. Inoltre RSE, su mandato del Governo italiano, è all’interno del European Industrial Initiative (EII) Wind Team, che è il comitato che gestisce la European Industrial Initiative on Wind lanciata dalla Commissione Europea nel suo Strategic Energy Technology Plan (SET-Plan). CNR ed ENEA partecipano al Joint Program on Wind Energy della European Energy research Alliance (EERA). Infine, nel 2011 CNR, ENEA ed i Politecnici di Bari, Milano e Torino hanno dato vita ad AIREn, Alleanza Italiana per la Ricerca nel settore Energetico, con l’obiettivo di  fornire un ambito nazionale nel quale coordinare il contributo degli attori Italiani alle attività Europee della EERA e più in  generale di creare un contesto dove concepire strategie nazionali avendo come riferimento lo scenario Europeo e permettendo di investire i fondi nazionali in attività di impatto a livello Europeo.

L’eolico italiano ha quindi buone prospettive di crescita, nonostante dall’analisi della situazione attuale emergano alcune  criticità. La potenza installata continuerà a crescere , anche se l’attuale incertezza sui meccanismi di incentivazione potrebbe portare ad un certo rallentamento rispetto a quanto registrato negli anni precedenti.  Per l’eolico di grande taglia, una grande opportunità è rappresentata dallo sviluppo della tecnologia offshore per acque profonde, tipiche dei fondali mediterranei,  mentre per gli impianti “on land”  assumerà importanza  l’attività di repowering (sostituzione con turbine moderne, più grandi ed efficienti, delle turbine in impianti già esistenti). Anche l’eolico di piccola taglia (minieolico) ha significative prospettive di crescita: importante sarà in questo ambito la capacità di innovazione e sviluppo tecnologico con l’obiettivo di ridurre  il costo d’impianto, ancora piuttosto elevato, e l’introduzione di un sistema di certificazione per le macchine, che rappresenterebbe una garanzia per l’acquirente e anche per i produttori, in termini di trasparenza sulla qualità e sulle prestazioni dei prodotti.

di Giacomo Arsuffi – ENEA, Unità Tecnica Fonti Rinnovabili