Nuovo rapporto di Wood Mackenzie sul ciclo vita dell’energia eolica
(Rinnovabii.it) – L’energia eolica non genera emissioni, ma il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime alla produzione e costruzione fino allo smaltimento, sì. Ben intenso: se messe in prospettiva ai 12 miliardi di tonnellate di CO2 rilasciate solo nel 2020 dalla produzione energetica fossile, il dato eolico risulterebbe poca cosa. Per la precisione, spiega Wood Mackenzie, gli aerogeneratori sono la tecnologia rinnovabile più pulita contando tutte le sue emissioni; secondi solo agli impianti nucleari nell’intero comparto energetico.
Nonostante ciò, è possibile alleggerire ulteriormente il conto. Un taglio che si renderà utile soprattutto in vista della futura crescita del settore. Secondo la stessa società d’analisi, infatti, le emissioni globali del ciclo di vita dell’energia eolica raggiungeranno i 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente dal 2020 al 2050, come risultato dell’ampliamento della capacità a 3,7 TW.
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Dove sforbiciare? Per capirlo è bene aver in mente tutta la filiera. Fino all’86% delle emissioni del ciclo di vita dell’energia eolica sono attribuibili all’estrazione di materie prime e alla fabbricazione di turbine. Ciò include l’utilizzo di metalli come acciaio, alluminio e rame. Il restante 14% delle emissioni deriva da trasporto, installazione, operazioni e manutenzione (O&M), smantellamento e smaltimento. Wood Mackenzie stima che entro la fine del decennio si potrebbe ridurre fino al 60% la CO2 dei segmenti trasporti e O&M. Ciò sarebbe possibile alle maggiori dimensioni degli aerogeneratori che si traducono in un minor numero di unità e minori viaggi ai siti di installazione. Ma anche grazie ad un migliore consumo di carburante del trasporto terrestre, un maggiore uso di veicoli elettrici e miglioramenti della tecnologia delle turbine stesse, per minori ispezioni e una vita più lunga.
Anche le fonti di elettricità utilizzate nel processo produttivo possono fare la differenza. Le turbine eoliche prodotte nei paesi sviluppati potrebbero potenzialmente rilasciare fino al 53% di emissioni in meno a causa della minore intensità di carbonio dell’energia in rete. La società d’analisi presta un occhio anche al fine vita, prevedendo che la capacità di dismissione a livello mondiale aumenterà di sei volte entro la fine di questo decennio, raggiungendo gli 11 gigawatt. Per il settore questo rappresenta una sfida dal momento che le attuali pale sono difficili da riciclare. “Fortunatamente, si stanno prendendo in considerazione nuove politiche per vietare l’uso della discarica per lo smaltimento delle pale e le principali aziende di turbine eoliche stanno investendo in nuove tecnologie per riciclare i materiali compositi”, spiegano gli analisti. “I principali fornitori globali di turbine mirano a essere carbon neutral nelle operazioni a breve termine, con piani per decarbonizzare le emissioni del ciclo di vita a lungo termine”.
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